martedì 8 marzo 2011

La donna nel cristianesimo

Il sacerdozio femminile è un argomento che fa discutere molto i religiosi, ed anche i laici.
Alcune chiese cristiane contemplano ministri di culto donne (tra di esse Anima Universale)... altre sono invece contrarie... e queste ultime sostengono la loro posizione adducendo motivazioni legate prevalentemente alla tradizione, ovvero ad una prassi che a detta loro risalirebbe a Gesù e alle origini del cristianesimo.
Su questo argomento, ho trovato interessante il lavoro del noto teologo Hans Kung che, nel libro "La donna nel cristianesimo", illustra il processo di progressivo allontanamento della chiesa cattolica dalla prassi egualitaria uomo-donna che caratterizzava le comunità cristiane del I e II secolo.
Ecco alcuni dei passaggi più eloquenti di Kung, che ho provveduto ad annotarmi:
Paolo scrive alla sua comunità della Galazia: "Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete "uno" in Cristo Gesù". Sì, non c'è dubbio che nelle sue lettere Paolo si rivolge espressamente alle donne come a sue "synergoi", il che letteralmente significa: "collaboratrici", nel senso di "colleghe". (H.Kung, "La donna nel cristianesimo", 2005 Queriniana, p.25)

...si potrà quindi dire con Elisabeth Schusslet Fiorenza: "La letteratura paolina e gli Atti degli Apostoli ci permettono ancora di riconoscere che le donne avevano il loro posto fra i missionari/e e le guide del movimento cristiano primitivo. Erano apostoli/e e guide come Paolo e alcune erano sue collaboratrici, predicavano e gareggiavano nella corsa per il vangelo. Fondarono chiese domestiche e, come eminenti patrone, usarono la loro influenza a favore di missionari/e e cristiani/e".  (H.Kung, "La donna nel cristianesimo", 2005 Queriniana, p.27)
Nei vari capitoli del libro, il teologo svizzero mette poi in luce la progressiva rimozione delle strutture "democratiche" e "carismatiche" del cristianesimo delle origini, in concomitanza con un processo di crescente istituzionalizzazione, che via via si svolge sempre più a favore dei maschi. Inizia così una specifica "tradizione cristiano-occidentale" della chiesa che fa capo al vescovo di Roma, che di fatto esclude la donna dalle funzioni ministeriali. Al riguardo Kung osserva:
Come va quindi valutata la tradizione ostile alle donne, se la si confronta con l'atteggiamento fondamentale di Gesù, delle comunità giudeo-cristiane di Palestina e anche delle comunità pagano-cristiane d'impronta paolina?
Le fonti sono concordi: le gerarchie verticali hanno incominciato a ostacolare sempre più la fraternità e sororità insegnata da Gesù e dai primi cristiani. 
(H.Kung, "La donna nel cristianesimo", 2005 Queriniana, p.47)
Gli studi di Kung mostrano quindi che la donna è stata estromessa dalle funzioni sacerdotali non in conformità alla tradizione originaria, quanto invece in progressivo allontanamento dalla stessa (e in ossequio alla successiva tradizione latina androcentrica)... e questa esclusione fu operata al fine di strutturare una gerarchia ecclesiale verticale che di fatto era estranea alle comunità cristiane che si erano formate subito dopo la morte di Gesù.
Fa riflettere la constatazione della distanza tra i frutti di questo studio di Kung, e il ben differente scenario storico che tanti altri studiosi dipingono.
A tal riguardo, è proprio il celebre teologo svizzero a sottolineare che:
Oggi si sa che anche la storia della teologia e della chiesa venne scritta prevalentemente dai vincitori a spese dei vinti - da punti di vista dogmatici o politico-ecclesiastici. Vinti, in questo tipo di storia tradizionale della chiesa, non sono soltanto i singoli "eretici", che sono stati riabilitati dalla storiografia recente. Vinti sono parti intere della cristianità (...) Vinta è l'intera "altra metà" della cristianità: le donne.  (H.Kung, "La donna nel cristianesimo", 2005 Queriniana, p.34)
E' facile immaginare che queste considerazioni di Kung non riscuoteranno simpatie in seno alle religioni "vincitrici" che hanno vergato la storia.
Fatto sta' che tante odierne discriminazioni a carico della donna trovano origine proprio nelle tradizioni religiose, nelle quali ci sono anche delle "ricostruzioni storiche" clamorosamente lontane dalla realtà.