giovedì 16 maggio 2013

L'Ariete disceso dal Cielo

La Realtà di Dio è ineffabile, ma l'anelito dell'essere umano verso l'Eterno Padre ha prodotto vari tipi di linguaggio che tentano di avvicinarsi il più possibile... a ciò che è inesprimibile.
Uno di questi linguaggi fa uso del Simbolo (dal verbo sym-ballein che significa “mettere insieme”, senza mischiare o confondere)... cioè di uno strumento che agisce come una sorta di porta "pluridimensionale" che mette in relazione coscienza ed inconscio, immanenza e trascendenza, tempo ed Eternità.

In questa prospettiva, ci sono due modi di leggere la realtà: un modo “dia-bolico”  che frammenta l'armonia e l'unità del Tutto (dal greco "dia-ballo", che significa “mettere di traverso”)... ed un modo “sim-bolico” rivolto verso lo "sguardo d'insieme" di Dio, al di là di ogni visione parziale e settaria.

Varcando la porta simbolica, mi sono addentrato in un Testo che rivela nascondendo... e nasconde rivelando: l'Apocalisse di Giovanni.
Ho percorso la rigogliosa foresta di parole ed immagini di cui il testo è ricchissimo, e sono giunto ad incontrare la figura centrale dell'Apocalisse, l'Agnello, che Giovanni presenta come immolato (Ap 5, 6) a ricordare la morte e la passione del Cristo... ma anche ritto in mezzo al trono, a significare il Signore vincitore nella gloria della resurrezione.
Fermando il mio sguardo e lasciando aperto il ponte simbolico, ho visto che questo agnello non è più propriamente un agnello, simbolo di innocenza candida e disarmante: l'ho infatti visto esercitare la sua collera... [“nascondeteci... dall'ira dell'agnello” dicono “i re della terra e i grandi, i comandanti, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo” (Ap 6, 16)]... e poi ho anche visto questo agnello combattere e riportare la vittoria contro le potenze del male (Ap 17,14).
In sostanza, l'ho visto diventare un “agnello adulto”... ed infatti Giovanni scrive che è un agnello con "le corna" (Ap 5, 6)... cioè un ariete!

Non appena ho cominciato a pensare all'agnello diventato ariete, posto sulla montagna di Sion al centro della Gerusalemme Celeste, la città che “non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina” (Ap 21,23)... lo sguardo simbolico mi ha portato a vedere "in fotocopia" la città divina descritta nella Bhagavad Gita (15,6) “Quella che né sole, né luna, né fuoco illumina”, nella quale arde l'"Agni" (che in sanscrito significa "fuoco") trasportato dall'ariete.
Ho osservato l'immagine bi-fronte della Gerusalemme Celeste rischiarata dalla Luce dell'Agnello diventato Ariete... e della divina città (Brahma-pura) rischiarata dall'Agni trasportato dall'Ariete... e questo "ponte" tra Nuovo Testamento e Bhagavad Gita mi ha condotto all'Opera divina del mio Maestro che, entrato nella storia umana sotto il segno celeste dell'Ariete, porta l'Ignis Ardens cristiano ad abbracciare l'Agni vedico che illumina l'oriente.

Questa mia visione simbolica risulterà senz'altro inaccessibile a chi applica lo sguardo del dia-bolos, colui che divide sempre...
Ma io ho scelto lo sguardo divino che unisce, cioè la via del symbolum, ed oggi gli occhi della mia anima universale mi hanno portato ancora una volta a posare lo sguardo sull'Ariete divino che ha fatto risorgere la mia vita spirituale.

Guardo i suoi occhi-arcobaleno e scorgo il ramirico "iride" universale, che contiene in sé tutti i colori ma non li mischia mai nel minestrone del sincretismo religioso...

Ascolto i suoi insegnamenti, e vedo un   cristianesimo capace di tendere le sue braccia anche alle altre vie religiose che, come i differenti raggi di una grande ruota cosmica, sono rivolte verso il Centro costituito dall'unico Dio...

Mi nutro dell'Amore di questo sguardo divino, e capisco cosa significhi rispettare per davvero le altre fedi...
Infatti, grazie a Swami io oggi so dialogare con quei "raggi" religiosi che si avvicinano l'un l'altro convergendo verso l'unico Sole di Dio... ma so anche dissociarmi dalla "confusione" di tutti quei fedeli che, "dimenticandosi" di seguire la linea retta della coerenza, "deragliano" dalla propria via e così, anziché avvicinare... "aggrovigliano" il proprio percorso con quello degli altri, perdendosi in multicolori fantasie religiose.

Per questo... in un pianeta religioso oggi popolato anche da tanti pseudo-profeti dell'“amore universale” che diffondono il "virus letale" dell'incoerenza... io amo sottolineare l'"originalità nell'universalità" della mia Chiesa ramirica, che nel suo abbraccio senza esclusioni, non mescola e non confonde, mostrando al mondo la peculiarità di uno "sguardo" cristiano che io non riconosco in nessun'altra dottrina religiosa.

Ecco perché, tra tutti i “binari” religiosi orientati verso l'Unico Dio, io ho scelto la linea ad “Alta Velocità”, quella tracciata dall'Ariete Swami Roberto...
Questa è la mia "scorciatoia" per giungere alla Luce di Dio, e da quando l'ho trovata, il mio solo intento è di percorrerla al massimo delle mie possibilità, seguendo gli insegnamenti dell'Ariete disceso dal Cielo.
E' Lui che guida il mio sguardo a svelare uno dopo l'altro i "segreti" spirituali dell'"universo" che, come dice l'etimologia della parola [unus ("uno") e versus (participio passato di "vertere", cioè "volgere")]... significa "rivolto verso l'Uno".
Sì... il mio sguardo è diventato finalmente Universale, cioè "rivolto verso l'Uno", da quando ho incontrato Swami Roberto, l'Ariete divino che mi permette di sperimentare "dal vivo" l'Apocalisse (che in greco significa "Rivelazione"), assaporando "in diretta" l'Amore di Dio.
Per oggi mi fermo qui, ma tra non molto tornerò a parlarvi di questo mio incontro con l'Ariete "dell'Apocalisse", cioè "della Rivelazione ramirica", anche perché continuo a trovare differenti "vie maestre" del testo Sacro, dall'Antico al Nuovo Testamento, che convergono "puntualmente" verso di Lui... che è l'Unico Centro della mia vita interiore.



Puntata successiva: 12 Gennaio

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