lunedì 12 maggio 2014

La mia "Porta"

Rabbi, Rabbuni, Avatar, Purna Avatar, Swami... ecc. ecc. ecc.
Un Maestro spirituale può essere chiamato in questi ed in tanti altri modi differenti, nella miriade di idiomi e religioni esistenti nel pianeta.
Diversi sono anche i significati che è possibile attribuire a queste definizioni che, oltretutto, a volte sono usate a sproposito per stilare fantasiose classifiche di grandezza.
In realtà... l'unico Grande, in assoluto, è Dio... ed il valore del Maestro è tale soltanto nella misura in cui Lui aiuta i suoi discepoli a vedere la Grandezza Assoluta, e ad avvicinarsi ad Essa. 
Per conseguenza, ad essere fondamentale non è l'appellativo del Maestro, quanto invece il ruolo che Lui riveste nella vita interiore dei suoi discepoli... e qualsiasi fedele, di qualsiasi religione, può dire di averlo effettivamente trovato solamente se ha trovato in Lui la guida che lo aiuta per davvero a crescere nella capacità di amare Dio ed il prossimo.

Recentemente, nel corso di un mio viaggio letterario nei territori dell'Islam, ho incontrato una definizione di Maestro che è usata anche in ambito cristiano e che mi piace molto, perché la trovo particolarmente adatta a non far perdere di vista il giusto ruolo del Maestro spirituale.
Si tratta del termine “bab”, che in arabo significa “porta”, e che è il modo in cui in passato veniva salutato un “ulema”, cioè un grande sapiente dello spirito che conduceva i suoi discepoli ad addentrarsi nei misteri di Dio.
Il concetto della porta è particolarmente adatto a descrivere il ruolo del Maestro dello spirito perché implicitamente mette in luce anche uno dei pericoli più grandi ai quali sono esposti tanti credenti, che sono convinti di aver trovato la loro strada religiosa ma poi, purtroppo per loro, beandosi nella convinzione di essere sulla strada giusta si dimenticano di percorrerla.
Ahimè, troppi dimenticano che il Maestro è sempre ed innanzitutto una porta da attraversare!
Pertanto, anche quel fedele che trovasse la porta più giusta e più bella del mondo, ma poi omettesse il passo successivo di bussare... e poi di entrarvi... finirebbe con lo sprecare la grande opportunità concessagli, e rimarrebbe clamorosamente fermo al punto di partenza.
Infatti, nel Vangelo di Giovanni è assai eloquente il passaggio in cui Gesù usa questo termine per designare il suo ruolo di Maestro divino : "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo" (Gv 10,9).

Va anche detto che proprio il dinamismo di entrare e uscire risulta ostico a quegli amanti del "quieto vivere" che preferirebbero un tipo di porta che li facesse entrare una volta per tutte, per poi chiudersi definitivamente alle loro spalle, facendoli sentire spiritualmente a posto.
Invece... parafrasando l'evangelista Giovanni... l'interiorità "troverà pascolo" se "entrerà e uscirà", ovvero se continuerà a mantenere attiva la sua vita spirituale, altrimenti, scontato a dirsi, una bella porta inutilizzata non serve a nulla di più degli infiniti ed invalicabili muri che già esistono nel pianeta religioso.

Per quanto poi riguarda specificamente la mia personale storia religiosa, prima di incontrare Swami Roberto io avevo idealizzato alcune "porte" che si erano succedute e talvolta anche sommate l'una all'altra, ma di fatto si trattava di aperture che per me erano rimaste come cristallizzate nelle pagine dei libri di religione e filosofia che me le avevano fatte conoscere e, dal momento che vivevo una spiritualità da auto-didatta in cui mi conveniva fare il maestro di me stesso, si trattava di porte di riferimento che non incidevano minimamente sulla mia interiorità.

Invece, tutto per me è cambiato quando ho trovato la mia Porta vivente, il Maestro in carne ed ossa, l'unica apertura che ha permesso alla mia interiorità di passarci veramente attraverso, portando così la mia anima a fare esperienza di Dio.
Soltanto nel momento in cui ho cominciato a varcare questo divino Passaggio, è accaduto per me che il Cristo... da ingiallito che era tra le pagine del vangelo della mia libreria... è tornato ad incarnare in Sè tutti i colori dell'arcobaleno, ed io oggi Lo riconosco più brillante che mai ad illuminare ogni giorno della mia vita.







Puntata successiva: “Suono unico ed inconfondibile”

Torna all'indice: "Autoscatti sulla mia fede"