mercoledì 29 ottobre 2014

Santità gioiosa

L'approssimarsi dell'annuale ricorrenza di Ognissanti mi fa oggi pensare al tema della santità, non soltanto a quella rappresentata dai nomi dei santi scritti sui calendari (che sono espressione di una singola tradizione ecclesiale) ma, più in generale, a tutti coloro che nelle varie religioni sono capaci di santificare la propria vita, diventando così un esempio edificante di fede e di rettitudine per il prossimo.

«Voi siete qui perché in questa incarnazione avete la possibilità di diventare santi, che significa diventare giusti tra le genti. Non arrendetevi!»
                                                        (Swami Roberto)

Smontando gli "alibi" di tanti credenti... che in nome di una malintesa umiltà si sentono indegni di essere accostati all'idea di santità... queste parole di Swami ricordano la responsabilità spirituale di ogni cristiano al quale, come direbbe anche oggi Gesù, è richiesto di essere "perfetto come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt.5:48) ... e non di tirare avanti nel tran tran di una tiepida frequentazione religiosa. In questa prospettiva, la santità è così un principio che coinvolge tutti e che, fra l'altro, mi fa oggi tornare in mente un detto popolare parcheggiato nella mia memoria: “un santo triste è un triste santo”. Infatti, non c'è dubbio che proprio la gioia sia uno dei "lineamenti" presenti nel “volto” della santità cristiana, anche solo per il fatto che il Vangelo... in quanto Buona Novella... non può certo essere annunciato con il volto triste.

«Offri a Dio le tue sofferenze. Ma qualche volta... offrigli anche la tua gioia!»
(Swami Roberto)

Leggendo questo pensiero di Swami, e chiedendomi in quale senso fosse possibile “offrire” a Dio la gioia, mi è venuta in mente l'immagine di quelle persone che... pur messe a dura prova dalle vicissitudini della vita o dalla malattia... si rifiutano di lasciare inaridire la capacità di donare un sorriso o una parola di speranza a quanti li incontrano.
In effetti... mi è difficile pensare ad una preghiera più preziosa agli occhi di Dio, di quella espressa da quanti, anziché "concentrarsi" sulle proprie sofferenze, sono capaci di pensare innanzitutto a chi sta peggio di loro, arrivando anche a "fingersi" sereni pur di non appesantire ulteriormente i fardelli altrui...
E poi, mi è anche difficile pensare ad una testimonianza cristiana più grande di questa, perché se la gioia manifestata da quanti vivono nella prosperità è la normale conseguenza della condizione in cui si trovano... la gioia donata al prossimo da parte di chi ha l'animo ferito dalla sofferenza, ha in sè il “profumo” della straordinarietà. E' questo il segno di santità manifestato da quegli annunciatori di Cristo che... continuando a coltivare, nonostante tutto, la gioia nel loro cuore... rivelano al mondo che questa loro gioia proviene da Dio.

«A te che puoi profumare di gioia la giornata di qualcuno. 
A te che puoi essere la soluzione per chi oggi è preoccupato.
A te che puoi fare la cosa giusta. 
A te che con la tua sincerità contrasti tanta "subdolanza".
A te tanto Bene.»
                          (Swami Roberto)

Pensando al "colore" gioioso della santità... mi viene adesso in mente un incontro che ho fatto domenica scorsa al termine del darshan di Swami, quando ho scambiato alcune parole con una signora che in quell'occasione è entrata per la prima volta nel Tempio di Anima Universale. La scoperta più sorprendente è stata per lei l'atmosfera collettiva... talmente gioiosa da “debordare” dai suoi schemi di preghiera “seriosi” e compassati.
Dopo averla salutata, di quell'incontro è rimasta in me soprattutto la sensazione che per quella persona... come per tantissime altre oggi abituate alla tristezza nelle liturgie, nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, e finanche nei sogni... la gioia sia ormai diventata una realtà totalmente aliena dagli standard dell'esistenza, al punto da determinare, alla sua comparsa, una reazione di stupore se non addirittura di sconcerto.

Purtroppo... rispetto alle parole di Matteo “Gli invitati a nozze possono essere in lutto, mentre lo sposo è con loro?” (Mt.9,15) sono veramente tanti i fedeli che oggi vivono con tiepidezza il loro incontro sacramentale con Cristo.
Grazie a Dio, non è questo il caso di quei cristiani ramirici che, sintonizzando la loro fede con la santità gioiosa del Darshan, ogni domenica hanno la possibilità di "rinfrescare" questa verità evangelica, assaporandola nell'attualità di una preghiera che apre le porte del Cielo e che rende vive più che mai le parole del Gesù giovanneo: “Queste cose io vi ho detto perché la mia gioia sia con voi e la vostra gioia sia piena” (Gv.15,11)




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