mercoledì 29 luglio 2015

Pari e dispari

Pur se da tempo immemorabile le religioni del mondo sono divise sul modo di concepire e definire Dio, esistono anche dei concetti "trasversali" che in qualche modo fungono da trait d'union tra le differenti prospettive di fede.
Oggi ne ho incontrato uno leggendo questo versetto delle orientali Upanishad:
 « Non dalla parola, né dalla mente né dalla vista può Egli mai essere raggiunto.
Come, allora, può Egli essere percepito se non esclamando “Egli è”? »
(kathU VI,12).
Subito mi è venuto naturale collegare queste parole al fondamentale concetto biblico contenuto nel Libro dell'Esodo, laddove a Mosè... che gli chiede il Suo nome... Dio risponde con il celebre ejeh asher ejeh, “Io sono colui che sono” (Es.3,14), ovvero con la rivelazione del Suo ineffabile Essere.
Dio infatti “è spirito”, come ricorda anche Gesù, per cui è proprio lì, sul piano dell'Essere, che si trova il “Tempio” nel quale è possibile adorarLo “in spirito e verità”(Gv 4,24) andando cioè al di là delle umane e spesso contraddittorie concezioni e definizioni di Lui.
Questo aspetto della realtà mi conduce adesso verso una frase tratta dalla pagina facebook di Swami:
  
« Io e te non saremo mai pari. Vorrei che fossimo sempre dispari:
IO e TE siamo UNO.
»
       (Swami Roberto)


Queste parole “IO e TE siamo UNO” mi guidano anch'esse sul piano dell'Essere spirituale, laddove l'unità si può però realizzare, dice Swami, non essendo “pari”... bensì “dispari”.
Riflettendo su quale sia la “parità” da evitare per vivere pienamente nell'UNO, penso alla dualità insita nel mio essere uomo, che naturalmente tenderebbe a trattenermi in quel piano delle definizioni, catalogazioni e “doppiezze” varie... alle quali il Soprannaturale inevitabilmente sfugge.
Infatti, solo nel momento in cui, seguendo la coerenza con la mia individualità spirituale, mi oriento verso il “dispari” dell'unità...  mi "appaiono" le evangeliche parole di Gesù: “Che tutti siano uno come tu, Padre, in me e io in te, affinché siano anch'essi in noi” (Gv.17,21)... sintetizzabili nel latino "ut unum sint"... con la sillaba "ut" a significare non un dato di fatto ma un "affinché" ... "unum sint", "tutti siano uno"... cioè una prospettiva che ricalca l'espressione di Swami “Vorrei che fossimo”.
Sì, è solo qui, nel piano dell'essere, che la nostra essenza spirituale si incontra pienamente con l'Uno.

« Se io fossi tutto ciò che tu pensi che io sia, non sarei. Non rinchiudermi nel barattolo delle definizioni. 
Lasciami essere oltre la tua immaginazione. »
       (Swami Roberto)






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