lunedì 21 settembre 2015

Orme di Shalom

Questa mattina, stavo parlando con una persona giunta per la prima volta nel monastero di Anima Universale.
Ci trovavamo nell'atrio di ingresso del Tempio e, di fronte all'immagine qui a lato, ad un certo punto lei mi ha detto “Anch'io la penso così: un Tempio cristiano non può che  essere inteso come una casa di preghiera per tutte le genti”... confidandomi poi di aver lungamente “patito”, nel corso della sua vita, per aver dovuto vivere in un ambiente cristiano impregnato dalla mentalità extra ecclesiam nulla salus... ovvero "fuori dalla Chiesa non c'è salvezza"... con una pregiudiziale chiusura nei confronti delle altre religioni.
“E poi – ha aggiunto – finalmente una Chiesa nella quale anche gli animali hanno accesso all'interno del luogo di culto”.
Questa sua considerazione mi ha fornito lo spunto per informarla di una peculiarità di Anima Universale, ovvero la presenza di un giorno... il 29 ottobre... che è la ricorrenza annuale nella quale viene celebrata una preghiera di ringraziamento per i nostri amici animali defunti.
Al suo sorpreso “davvero?”... per questa novità che in effetti non ha riscontro in altre chiese... è seguito un dialogo in cui le ho spiegato alcuni altri aspetti del nostro pensiero spirituale in relazione agli animali, sulle "orme" già da me percorse nel post « Umane “bestie” ».
Poi, il discorso è confluito in una particolare direzione che, ho pensato, avrebbe potuto interessare anche voi lettori del mio diario per cui... come spesso mi capita di fare... ve ne riporto qui di seguito un riassunto:

« C'è un passaggio del Vangelo – le ho detto ad un certo punto – che parla della mentalità cristiana universale “incarnata” dalla nostra Chiesa, anche se in moltissimi non si accorgono di questo versetto... e più di qualcuno fa anche finta di non vederlo. 
Mi riferisco al brano di Luca nel quale Gesù dice: "Questa generazione è una generazione malvagia; chiede un segno ma nessun segno le sarà dato, tranne il segno di Giona” (Lc 11,29) ».
Le ho poi fatto notare che generalmente questo riferimento a Giona... cioè al Profeta che resta per tre giorni nel ventre del pesce… viene giustamente letto come una prefigurazione del "Mistero Pasquale" compiutosi con la resurrezione di Gesù al terzo giorno.
“Quello che però non viene quasi mai preso in considerazione - le ho aggiunto - è un altro aspetto fondamentale, vale a dire proprio il contenuto spirituale del libro di Giona".
Le ho allora sintetizzato questa vicenda biblica, che parla di un profeta che tenta di sottrarsi alla missione affidatagli da Dio di predicare nella pagana Ninive.
La sua mentalità è infatti quella di considerare un privilegio esclusivo della sua fede religiosa, quei doni divini dei quali il Signore vuole invece far partecipe ogni essere umano.
Quando, alla fine, Giona si troverà a dover comunque adempiere alla missione affidatagli dal Signore, la sua reazione è esemplificativa di un malcostume a tutt'oggi sempre in voga:
Lui infatti si dispera a causa del sovrabbondare della Misericordia divina verso tutte le genti, e così diventa figura esemplare della "gelosa" miopia di quanti non concepiscono la realtà di un Amore divino che "sconfini" al di fuori del loro percorso di fede.

Ebbene, nel segno di Giona annunciato da Gesù,  che ci parla di una universale Misericordia divina che supera le barriere religiose, si riconosce in toto Anima Universale... anche in relazione ad un fondamentale "dettaglio" che si trova nelle ultimissime parole della conclusiva domanda-denuncia che il Signore pone a Giona e a quanti, ancora oggi, ragionano alla sua maniera:  
“E io non dovevo avere pietà della grande città di Ninive, nella quale ci sono più di centoventimila esseri umani (…) e tanti animali?” (Giona 4,11).

« Ecco - ho detto allora alla mia interlocutrice – queste parole finali del libro “e tanti animali”?... suonano come una divina denuncia rivolta a  quelle Chiese che escludono gli animali dal Piano della Misericordia di Dio... e sono invece, per i fedeli di Anima Universale, vera e propria "musica per le orecchie", che suona in armonia con gli insegnamenti di Swami Roberto il quale, da sempre, ci insegna ad amare i nostri fratelli animali nel rispetto della loro individualità spirituale ».

Dopo aver salutato la mia odierna interlocutrice, ho pensato al fatto che il nome del profeta Giona (Yonah in ebraico significa “colomba”) richiama il simbolo della pace, ed allora mi è tornato in mente una "photo by Swami" che sono andato a rileggermi:

« ...Pensate all’Epifania, cioè al primo Darshan del Signore Yeshua: Lui aveva accanto a Sé il bue, l’asinello, alcune pecore, i cani dei pastori, le formiche, i gatti randagi, i ragni e i cammelli dei Re Magi. 
Il Verbo della Vita si è manifestato agli uomini in compagnia dei nostri più cari amici: gli animali, quasi a dire: “prendete esempio da loro”. 
Loro sono puri, privi di peccato, sono veri, sono sé stessi, non hanno maschere, non hanno secondi fini. 
Il Signore Yeshua poi abitò con gli animali, anche con quelli definiti feroci: l’evangelista Marco scrisse che il Signore dimorò tra le fiere, nel deserto quando vinse la tentazione. 
Vi rivelo che quel luogo era pervaso dallo Shalom (Pace in ebraico) descritto dal profeta Isaia, un anticipo profetico della pace universale in cui il lupo dimorerà con l’agnello.  »
       (Swami Roberto)

Ecco... io penso che per non appartenere alla "generazione malvagia" nominata nel versetto di Luca, bisogna praticare la misericordia insegnata da Gesù, anelando per conseguenza a questa "pace universale" di cui ci parla Swami... ovvero lo shalom con gli esseri umani degli altri popoli della terra... ma anche con gli altri esseri viventi che popolano la natura.
E' questo lo spirito con il quale, grazie a Swami Roberto, il 29 ottobre di ogni anno i cristiani ramirici hanno la possibilità di ringraziare i loro amici animali che ora non ci sono più, e che hanno lasciato in eredità le impronte di questo shalom nelle loro umane vite.




Puntata successiva: I nostri fratelli “animali”


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