venerdì 23 ottobre 2015

Alcuni "passi" nel Purgatorio

Come mi aspettavo, il discorso iniziato con uno “sguardo sul Paradiso”... e poi continuato nel post “al di là della forma... e al di là del tempo”... prosegue oggi giungendo al “Purgatorio”, dove mi hanno portato le domande della stessa signora con la quale avevo parlato alcuni giorni fa, e che stamattina è tornata ad incontrarmi.
Il nostro dialogo odierno ha preso spunto da una fotocopia che lei portava con sè, tratta da un libro del cardinale Gianfranco Ravasi.
Su quel foglio erano evidenziate alcune righe scritte dall'alto prelato in difesa della dottrina cattolica... accusata dalla Riforma protestante di essere responsabile della medievale e diabolica “invenzione” del purgatorio... e la mia interlocutrice ha cominciato a leggerle:
« In verità la dottrina di una purificazione ultraterrena – che, tra l'altro, appartiene anche ad altre religioni e dottrine (l'egiziana antica, il buddhismo, Platone, Virgilio) – era già patrimonio comune nei testi di molti Padri della Chiesa e di autori cristiani dei primi secoli, a partire da Origene ». (Card.G.Ravasi, “Questioni di fede”)
 
Poi, la signora mi ha detto: « Al di là della storica “guerra” tra cattolici e protestanti, originatasi a seguito della vaticana “vendita delle indulgenze” per le anime purganti... teologicamente, lei cosa pensa della questione-purgatorio? ».

Ho cominciato allora con il dirle che, ragionando in termini generali, la teologia cristiana della mia Chiesa si inserisce nel “fiume” delle dottrine che concepiscono la possibilità di una purificazione successiva alla morte fisica...“Ma all'interno di coloro che credono a questa purificazione – ho precisato – va operata un'altra fondamentale distinzione, tra chi la concepisce su un piano esclusivamente spirituale... e chi invece la colloca su un piano che coinvolge anche la corporeità”.

Ho poi continuato spiegandole come, nel Pensiero cristiano-ramirico questa purificazione avvenga attraverso la rinascita in un corpo...  nel caso in cui l'individualità spirituale non abbia ancora raggiunto la possibilità di far definitivamente ritorno all'Eternità di Dio, al di là del ciclo delle nascite e delle morti”.

Nel prosieguo del discorso, le ho poi detto che questa eventuale reincarnazione dell'essere umano non può comunque mai avvenire in una forma di vita animale, perché la “purificazione” può attuarsi solo in una direzione spiritualmente evolutiva che esclude le regressioni contemplate invece da altre dottrine reincarnazioniste.
« Quindi - mi fa lei - per voi questa eventuale purificazione successiva alla morte consiste nella possibilità di una nuova nascita in un corpo umano... e quindi si può dire che credete in un “purgatorio” che ha luogo in terra anziché in un'altra dimensione... »

Le ho allora risposto: « A grandi linee, si può dire così... purché non si dimentichi che il concetto di "purificazione successiva alla morte" implica anche altri significati spirituali, che il cristianesimo-ramirico ed il cristianesimo-cattolico intendono in modo diverso. » 
Per farle soltanto un esempio, le ho ricordato come la dottrina cattolica del purgatorio sia nata quale possibilità supplementare di espiazione, concessa ai peccatori che morivano prima di scontare le pene-punitive loro comminate nel Sacramento della penitenza...
« Invece - le ho detto - per noi la “purificazione” di cui un'individualità può ancora aver bisogno dopo la parentesi della sua vita terrena, non è necessariamente una “penitenza”... quanto invece una nuova opportunità di evoluzione spirituale che la Misericordia divina concede alla sua umana libertà.»

Poi, il discorso è confluito nella direzione di una precedente pagina di questo mio diario, e precisamente verso l'articolo “senti chi parla”, del quale la mia odierna interlocutrice si ricordava in particolare il passaggio « Reincarnazione: una dottrina tollerabile nella sua versione “moderata" » relativa alla posizione del gesuita tedesco Karl Rahner, un teologo da lei molto stimato perché protagonista del rinnovamento della Chiesa cattolica che portò al Concilio Vaticano II.
Ha così voluto leggermi... da un'altra delle fotocopie che si portava appresso... una passaggio scritto da Rahner:
“Il purgatorio potrebbe offrire spazio per una storia postmortale di libertà a chi è stato privato di una storia del genere nella sua vita terrena (…) il che potrebbe addirittura portare a un'accettabile comprensione cristiana della trasmigrazione delle anime, purché si escludesse la reincarnazione in esseri subumani e non si negasse la fine irrevocabile della storia temporale”.
(RAhner K. "Purgatory", in Theological Investigations 19, New York, Crossroad, 1983, pag.181-193)

Avendomi poi chiesto cosa io pensassi al riguardo, le ho ribadito che il concetto cristiano di reincarnazione insegnato da Swami Roberto esclude la “reincarnazione in esseri subumani” e non nega “la fine irrevocabile della storia temporale”... ed in quel mentre, ho visto sul suo volto una espressione rasserenata, come se avesse avuto la conferma che si aspettava.
« In ogni caso - ho poi concluso – tenga presente che la sostanziale "compatibilità" del nostro concetto cristiano di reincarnazione con le teorizzazioni che Rahner ed altri celebri teologi hanno elaborato in relazione alla dottrina cristiana del purgatorio, non esaurisce la questione... nel senso che le loro posizioni teologiche non possono essere corrispondenti agli insegnamenti di Swami Roberto che, ovviamente, loro non hanno potuto conoscere. »

Il dialogo è poi continuato ancora un po' ma, in questo mio riassunto,
per oggi mi fermo qui. Il seguito... alla prossima puntata :-)



Puntata successiva: Spirito unico e irripetibile


Torna all'indice: "Autoscatti sulla mia fede"