lunedì 8 febbraio 2016

Il "ventaglio" del Darshan

Durante una conversazione avuta qualche tempo fa con un pellegrino giunto nel Monastero di Leinì... che l'indomani si apprestava a partecipare per la prima volta al Darshan di Swami Roberto... gli ho parlato dell'insieme di significati di questo termine, Darshan, che fino ad allora lui aveva conosciuto solo nel senso induista di "visione del Divino".
Per farlo... ho iniziato dal "ripassare" con lui il punto di vista dell'Induismo, nel quale il termine Darshan deriva dalla radice sanscrita drś, che significa "vedere" ma che, per esempio, da' origine anche all'aggettivo Darśana, che significa...  "che espone", "che mostra", "che sa", "che insegna", "che rivela"...
Questa accezione "didattica" che la radice sanscrita drś prende nel vocabolo darśana... è di fatto corrispondente ad uno dei significati dell'assonante verbo ebraico drsh, che significa "interpretare, spiegare la Scrittura" e dunque indica l'azione del Rabbi che conduce il discepolo a riflettere sui contenuti del Testo Sacro.
Così, in quell'occasione ho spiegato al mio interlocutore come sia in questo contesto concettuale che si trova il termine ebraico Darshan (Darosha nella lingua aramaica) che, oltretutto, è collegato anche ad altri vocaboli.

Per esempio... alla radice verbale drsh è riconducibile il significato della parola ebraica midrāsh (la forma più antica di spiegazione delle Scritture)... nonché quello illustrato dal celebre rabbino francese medievale Rashi, che in un suo dialogo poetico immagina che il Testo biblico si personifichi e dica al lettore: "dorsheni [imperativo dal verbo darash, “cercare”] interpretami... non prendermi alla lettera, cerca, gratta, fruga al di là di me stesso!".

Ecco... il Darshan celebrato in Anima Universale si ricollega a questo "ventaglio" di significati... che scaturisce dalla ricchezza semantica della radice ebraica drsh... che a sua volta "riecheggia" nell'assonante radice sanscrita drś.



Puntata successiva: Un diamante non è per tutti...


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