Parlando di religione

FEDELI-FEDELI

Per essere dei fedeli in cammino sulla via della realizzazione spirituale, bisogna essere fedeli-fedeli.
Infatti la Fede in Dio deve essere vissuta con Fedeltà... altrimenti si trasforma in una fede finta, sterile passatempo per opportunisti e/o creduloni.
Il mondo della Fede in Dio oggi è notoriamente in crisi, di fronte al proliferare di una mentalità materialista che fa del Soprannaturale una questione aliena ai pensieri di molti.
Però, per certi versi è ancora più in crisi la Fedeltà, che risulta indigesta ai più in quanto costringe ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte, imponendo la “fatica” della coerenza.
La mancanza di Fedeltà è proprio il campanello di allarme che segnala l'anomalia di una fede infedele... che non è più Fede.
Bisogna poi prestare attenzione al fatto che la fedeltà non è una virtù in se stessa, e difatti la si trova con facilità in tante persone che sanno essere fedeli alle cose del mondo, ai propri vizi, ai difettacci caratteriali o anche, alleggerendo il tiro, alla squadra del cuore, o al ristorante preferito...
Ad essere latitante è solitamente la Fedeltà virtuosa, che diventa tale quand'è elevato ciò cui si rivolge; questo è il caso della Fedeltà "dedicata" alla Fede in Dio, con la quale forma un binomio di realtà che si arricchiscono a vicenda.
Ma... può anche accadere che i due originali, Fede e Fedeltà, siano purtroppo sostituiti da squallide contraffazioni: questo fanno quegli intolleranti fedeli che praticano fedelmente una fede fanatica e bigotta.

Diversamente da loro, i fedeli-fedeli autentici coltivano una Fedeltà che è palesemente nobile perché coniugata non soltanto con la Fede in Dio, ma anche con quei valori che ne “certificano la qualità”, quali per esempio la fratellanza, la carità, il rispetto del diverso...

Solo allora la sinergia tra Fedeltà e Fede eleva gli animi alla contemplazione del Divino.













SPIRITUALITÀ... 
NON DELEGABILE

Tutti conoscono l'importanza della delega, uno strumento molto utile per quanti sono impossibilitati a svolgere personalmente una determinata azione, ed hanno così la possibilità di incaricare qualcuno di fare le loro veci.
Nella vita quotidiana questa è un'opportunità molto preziosa, che contribuisce a rendere più civile il vivere sociale, a condizione però che non se ne snaturino gli ambiti facendo diventare oggetto di delega anche ciò che non lo può essere.
Infatti, alcuni aspetti dell'individuale esperienza di vita non si prestano ad essere demandati a terzi, perché ognuno ha in sé una sfera di azione così intima da poter essere adempiuta solo personalmente.
Questo è il caso, evidentemente, della propria coscienza spirituale... che invece molti oggigiorno preferiscono delegare, per esempio aderendo "per abitudine" ad un certo codice morale religioso al fine di procurarsi direttive "divine", assoluzioni e assicurazioni di salvezza, senza dover fare interiormente troppa fatica.
Senonché... così come, quando si è affamati, non è possibile risolvere il problema incaricando qualcun altro di mangiare al proprio posto... allo stesso modo, quando la propria coscienza ha bisogno di "mangiare" per crescere, è solo occupandosene direttamente in prima persona che la si può nutrire per davvero.

«  Ciascun individuo è spiritualmente responsabile delle sue scelte ed azioni unicamente davanti a Dio ed alla propria coscienza. 
Non possono esistere regole spirituali uguali per tutte le coscienze in quanto ognuna è peculiare. Questo concetto non ha nulla a che vedere con i giusti e doverosi regolamenti sociali e civili delle aggregazioni umane, che sono comunque il prodotto in evoluzione di un insieme di coscienze. Qui si vogliono unicamente evidenziare due aspetti importanti. Da un lato la necessità per ogni essere di scegliere autonomamente e consapevolmente il proprio percorso spirituale affinché sia “vero”; dall’altro il fatto che, dal punto di vista spirituale, ciascuno è responsabile in coscienza di ciò che ha interiormente compreso e non di quanto altri stabiliscono a priori.»

(Tratto dalla pagina "http://www.animauniversale.it/it/approfondimenti", nel sito web di Anima Universale)



BibbiaLEGGENDO QUA E LA'

"Cattolici, Protestanti, Ortodossi, siamo tutti riuniti intorno alla Bibbia. La Bibbia chiusa ci unisce; non appena sfogliamo le sue pagine, la Bibbia aperta ci divide. La leggiamo in modo diverso, vi leggiamo verità diverse".
Queste parole del teologo ortodosso Paul Evdokimov mettono in risalto una terribile e ben nota contraddizione che lacera gran parte del mondo cristiano.
Le parole di Evdokimov portano a chiedersi: l'unione dei cristiani passa forse per una Bibbia tenuta chiusa?
Qualcuno penserà di sì, davanti alla prospettiva che i più continueranno ad aprirla per sostenere di essere gli unici in grado di cogliere la Verità di Dio, e per aumentare così distanze e divisioni.
Non c'è che dire, un siffatto scenario è desolante, ma fortunatamente esistono anche i cristiani ramirici che... invece... aprono la Bibbia per cogliere i raggi di verità che promanano dal Testo Sacro e poi, anziché preoccuparsi di convertire, si preoccupano di amare.
Come sempre la capacità di amare il prossimo è il frutto che "certifica" l'albero... e nella fattispecie si tratta di una "prova del nove" che attesta se veramente si è saputo cogliere il significato della Parola di Dio, al di là di ogni diatriba interpretativa.
Eh sì... io sono fermamente convinto che quanti aprono la Bibbia per nutrire la propria intolleranza verso chi la pensa diversamente da loro... farebbero meglio a lasciarla chiusa.


FEDE NELLA RELIGIONE... E FEDE IN DIO

Da quando mondo è mondo, la fede e la scienza entrano continuamente in rotta di collisione, in un conflitto che per molti è inconciliabile.
Da una parte tanti scienziati che rifiutano la fede... e dall'altra numerosissimi fedeli delle varie religioni che si arroccano nel loro credo osteggiando a priori ogni argomentazione scientifica che rischi di metterlo in discussione.
Si tratta, in questo secondo caso, di un vera e propria fede ad oltranza che diventa caratteristica inconfondibile di quanti antepongono la “fede nella dottrina” alla “fede nella verità” e così, pur di preservare intatta la loro fede religiosa, fanno orecchie da mercante di fronte alle “insolenti” istanze della ragione.
Nel corso della storia tanti “Galileo” hanno subito le conseguenze di questa ottusa mentalità, ancor oggi incarnata in quelle morali religiose che restano sorde e cieche di fronte ai nuovi scenari aperti dall'evoluzione scientifica.
In realtà la Fede autentica trascende la ragione, ma non ne è in contrasto, per cui hanno motivo di temere le argomentazioni della scienza solo quei credenti che hanno fede nella religione... anziché in Dio.


GesùQUESTIONE DI VIRGOLE

"Chi crede in Cristo (,) sarà salvo"...
oppure: "Chi crede (,) in Cristo sarà salvo"?
Basta spostare la virgola perché due frasi così simili racchiudano in sé significati completamente diversi... come ha ben messo in luce Monsignor Luigi Bettazzi, Vescovo Emerito di Ivrea, in un suo libro pubblicato nel 2007.
In riferimento ad un versetto del Vangelo di Giovanni - "chi crede (,) in lui sarà salvo", Gv 3,15 - monsignor Bettazzi sostiene che la salvezza è donata da Gesù Cristo ad ogni uomo che si apre al trascendente e spende se stesso al servizio dei fratelli, come si evince chiaramente da questo significativo brano del suo libro:
Chi esce da sé e si apre al mondo del trascendente è già sulla strada di Dio, anche se non giunge al Dio di Gesù Cristo, forse anche se non ha individuato Dio come termine del suo cammino. Il credere a un ideale, lo spendere per esso la vita anche col sacrificio di interessi immediati, il donarla per un mondo migliore di cui godano gli altri esseri umani, soprattutto quelli che si trovano più sacrificati e più emarginati, ebbene penso che questa sia la fede che salva.
In ambito cattolico questa linea di Monsignor Bettazzi non può che raccogliere reazioni controverse: "così si superano le contrapposizioni religiose figlie dell'intolleranza", dirà qualcuno... "no, ci si allontana dall'ortodossia cattolica", penseranno altri, che potranno accusare Monsignor Bettazzi di essere un Pastore che fa avvicinare i suoi lettori al "baratro" del relativismo.
Non a caso l'alto Prelato si preoccupa di non compromettere i suoi collaboratori, al punto da scrivere nell'introduzione che il suo libro...
E' stato poi sviluppato per la perseverante collaborazione di alcuni amici, ad esempio di d.R.P., in particolare per le acute osservazioni di d.P.A. (non li cito per esteso per non comprometterli, ma sono loro assai grato).
Certo... quando Monsignor Bettazzi afferma che la "fede che salva" non è una questione interna al Cattolicesimo, e poi sottolinea che l'Amore Divino può salvare anche chi "forse non ha individuato Dio come termine del suo cammino"... pone ogni suo lettore cattolico di fronte ad un dilemma: «devo ascoltare questo pensiero "fuori dalle righe" di Monsignor Bettazzi... oppure devo conformarmi alla dottrina ufficiale del Vaticano, che su questo tema dice cose ben differenti? ».Non c'è dubbio che la seconda è la risposta di quanti vogliono essere coerenti con la loro fede cattolica.
Invece... la visione cristiana riassumibile nel “Chi crede, in Cristo sarà salvo” da sempre fa parte degli insegnamenti spirituali di Swami Roberto, e conseguentemente della consapevolezza spirituale dei fedeli cristiani-ramirici di Anima Universale.
Mi chiedo allora quale sia la logica secondo cui questo pensiero cristiano viene cattolicamente condannato se sostenuto da Anima Universale, e ammesso se scritto nel libro di un Vescovo cattolico.
Sarà mica che Mons. Bettazzi è diventato cristiano-ramirico, senza che nessuno in Vaticano... e neppure lui... se ne sia accorto? 


PADRE NOSTRO

Miliardi di persone sono concordi nel reputare Dio l'unico ed Eterno Padre dell'umanità.
Ciò nonostante, molte di queste persone non riconoscono la comune dignità di ogni essere umano, e adducono motivazioni religiose, culturali, ed etniche per "dimenticare" che l'unica paternità divina automaticamente rende fratelli e sorelle tutti gli uomini e le donne del pianeta.
Com'è possibile rivolgersi a Dio chiamandolo "Padre Nostro" e al contempo disconoscere la reciproca condizione di fratellanza che accomuna ogni essere umano?
Si tratta evidentemente di una delle più macroscopiche contraddizioni sulle quali poggia le sue fondamenta un perdurante e diffuso “controsenso morale”, a causa del quale molti negano l'uguale dignità spirituale di ogni persona... pur sentendosi religiosamente "a posto" di fronte all'Eterno Padre.
Il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata e proclamata dall'Assemblea Generale della Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, recita: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza".
Proprio in rapporto a questo primo articolo ogni persona - credente o non - può misurare il livello di "umanità" della sua vita, ed è purtroppo evidente che rispetto al principio della fratellanza si trovano in difetto tante coscienze, tante filosofie e addirittura molte religioni che, se non sei "dei loro", ti escludono e ti danno del demonio... alla faccia "dell'amore fraterno".
Nonostante l'abbondanza di moderne soluzioni hi-tech che avvicinano in modo multimediale le persone, il mondo globalizzato di oggi non è affatto più fraterno... perché all'imperioso sviluppo tecnologico non corrisponde alcun tangibile sviluppo spirituale.
A queste condizioni sono inesorabilmente recise le radici dell'albero della solidarietà, del rispetto e della carità verso il prossimo.
E' questo un problema che non può essere risolto dalle norme morali o civili, perché le leggi possono comandare la tolleranza ma non l'autentico rispetto, che nasce dai cuori ed è l'indispensabile base della fratellanza.
Oggi più che mai nel mondo urge la "conversione all'umanità"...
urge l'abbattimento delle barriere interne della mente e dello spirito...
urge la riconciliazione delle differenti etnie...
E la fratellanza è l'indefettibile responsabilità di ogni cristiano, per non tradire l'insegnamento di amore universale di Gesù.


figliolprodigoLO SPIRITO E' MASCHIO O FEMMINA?

Il "Figliol Prodigo" di Rembrandt: mi ricordo ancora la sorpresa che questo quadro mi provocò la prima volta che lo vidi, quando ero un ragazzo.
Mi stupì il particolare delle mani, una maschile ed una femminile, con le quali il Padre misericordioso riabbracciava il figlio che ritornava da Lui.
La mia cultura religiosa di allora mi faceva apparire strano quello che oggi trovo normale, ovvero che Dio, puro Spirito, può anche essere inteso quale Padre e Madre dell'essere umano, come si evince dal capolavoro dell'artista olandese.
Quest'idea di Dio continua peraltro ad essere considerata inaccettabile da una gran parte del pianeta religioso cristiano... come è anche considerata inaccettabile dai cattolici l'idea che una donna possa adempiere al ministero sacerdotale.
Proprio la decisione della Chiesa Anglicana di ordinare delle donne al sacerdozio e all'episcopato, è stata una delle cause della "fuga" di gruppi di sacerdoti, vescovi e fedeli anglicani dalla loro Chiesa: sono "emigrati" tra le braccia del Magistero Vaticano, che ieri ha varato una apposita "Costituzione apostolica per accogliere gli anglicani".
Pensando a Dio... l'Illimitato... che ovviamente trascende i concetti di maschio e femmina, vien proprio da pensare che gli uomini si complicano la vita da soli.
Beati noi ramirici... visto che Swami Roberto ce lo ricorda da sempre.



CREDIBILITA'...
E LIBERTA'


La celebrazione dell'Epifania di Gesù mi fa oggi pensare al fatto che l'Onnipotenza di Dio... anche nelle sue manifestazioni più eclatanti... non è mai prepotente.
La nascita del Divino infante avviene infatti lontano dai clamori del mondo e l'annuncio di questa divina Epifania è affidato ai pastori, cioè a delle persone che all'epoca avevano una pessima reputazione sociale, visto che erano considerate impure per il loro lavoro a continuo contatto con gli animali, oltre che disoneste perché approfittatrici dei pascoli altrui.
Eppure, proprio i pastori... che sono socialmente malvisti al punto da essere ritenuti testimoni inattendibili nei tribunali... sono chiamati a testimoniare la Gloria di Dio!
In modo analogo, di fronte al sepolcro vuoto sarebbe poi toccato ad un'altra categoria sociale all'epoca considerata ben poco credibile... vale a dire le donne... il compito di proclamare al mondo e agli stessi apostoli la resurrezione di Gesù.
Nelle manifestazioni della sua Gloria Dio segue infatti delle vie "non convenzionali", estranee ai canoni di attendibilità stabiliti dal mondo... ed in questo modo l'Onnipotente salvaguarda il libero arbitrio dei destinatari dell'annuncio, preservando la loro libertà di credere, o di non credere.

Quindi, nulla di strano se... tanto per fare un esempio familiare a molti di voi che state leggendo queste righe... i fedeli di Anima Universale solitamente si trovano a dover fare i conti con una società che non li considera credibili, quando testimoniano le grazie e gli aiuti spirituali ricevuti da Swami Roberto.
Ieri come oggi, la questione infatti è sempre la stessa: l'Amore di Dio si manifesta al mondo senza prepotenza alcuna... e la sua Epifania viene accolta da quanti, avendo occhi per vedere e orecchie per intendere, usano la loro libertà per credere... e per testimoniare.



esserefelici3PICCOLE E GRANDI SETTE

Se ci si trova a parlare con qualcuno che non conosce Anima Universale e gli si racconta con entusiasmo di aver abbracciato una Chiesa giovane, che risponde pienamente alle proprie esigenze spirituali, la cosa più normale72_72 che può capitare è che l'interlocutore dica, o più “educatamente” pensi: “ah sì, ho capito, tu vai in una setta”.
Nel pensare comune è setta tutto ciò che non fa parte dell'ordine religioso costituito, e a questa parola è associato un alone truffaldino, pericoloso, segreto... automaticamente attribuito alle realtà diverse da quelle politically correct.
I nuovi gruppi religiosi sono sospetti per partito preso, in quanto reputati campi privilegiati d'azione per santoni, imbonitori, plagiatori e quant'altro.
Di solito, quando si cerca di divincolarsi dai preconcetti di quelli che fanno di tutta l'erba un fascio e ci si avventura a spiegare a qualcuno che non ha senso appiccicare ad Anima Universale delle etichette che sono frutto di generalizzazioni, senza una conoscenza diretta... ci si trova a sperimentare che pure un semplice scambio di informazioni può diventare un'impresa improba.
C'è poco da fare: chi non si conforma allo statu quo sociale deve aspettarsi di essere guardato di traverso... se non di essere brutalmente discriminato a priori senza alcuna cognizione di causa.
Il nuovo fa paura!


Terreno fertile per questo tipo di mentalità è quella sorta di sindrome dell'appartenenza che spesso affligge l'uomo moderno, per cui si cerca di far parte di un qualcosa di socialmente riconosciuto per non sentirsi disorientati.
Sin da piccoli i più sono abituati ad identificarsi con la classe scolastica di cui fanno parte, con la squadra in cui giocano, con il quartiere in cui abitano, con la “compagnia” in cui si divertono, con la fede cui sono stati educati a credere... e così via... per cui la loro mentalità da adulti risente di questa sorta di imprinting che ne ha caratterizzato l'infanzia. L'io-sono viene concepito in funzione dell'identità collettiva in cui ci si riconosce, ed in questo modo tanti arrivano a confondere la propria soggettiva ed inimitabile individualità, con i cliché sociali cui la vita li ha condotti ad appartenere.
Appartenere a qualcosa diventa praticamente una necessità di sussistenza... per la propria fede, per la propria moralità, per la propria tranquillità, per il proprio vivere quotidiano... ed immersi in questa mentalità si considera automaticamente sbagliato tutto ciò che non ne fa parte.
Sovente diventa a tal punto dominante l'esigenza di dover appartenere a tutti i costi a qualcosa, che ci si dimentica di appartenere a sé stessi e, in ambito spirituale, ci si dimentica di "appartenere" a Dio anziché alle religioni che presumono di rivelarLo e interpretarLo.
Ecco perché Anima Universale è una realtà spirituale assolutamente fuori dal coro: non è una “religione dell'appartenenza”, ossia una fede di gruppo a cui "aderire" mediante la pratica abitudinaria di un culto... e neppure una "religione esclusivista" come quelle che dicono: "io ho la verità, e gli altri non si salvano".
I fedeli di Anima Universale praticano una religione spirituale, ovvero scelgono di far parte di una Chiesa che esiste quale strumento di confronto per l'interiorità della persona... quale percorso spirituale messo a disposizione di quanti non cercano semplicemente un gruppo religioso a cui appartenere, spersonalizzandosi, ma una Chiesa da vivere innanzitutto nel tempio della propria coscienza, l'unico che meriti di essere assiduamente frequentato.
Ecco allora che il culto di Anima Universale non è vissuto dai fedeli "perché si deve"... "perché così fan tutti"... per paura della dannazione eterna... perché conviene... per appartenere a qualcosa che fa tendenza...
La liturgia ramirica ha motivo d'essere vissuta unicamente per interiore necessità.
Inoltre, Anima Universale è una Chiesa costituita non soltanto dal numero di persone che fisicamente frequentano i suoi Centri… ma da una nuova mentalità, per cui magari molti potranno di fatto essere ramirici senza neanche sapere dell'esistenza di Anima Universale. Si tratta, evidentemente, di un concetto di religione totalmente diverso rispetto a quello su cui si fondano quelle Chiese che, minuscole o enormi che siano, si comportano in modo settario nella misura in cui costituiscono "gruppi ideologici intolleranti e chiusi in se stessi” per usare una delle definizioni attribuite in un comune dizionario a questo termine.
Eh sì... il settarismo concerne la faziosità ideologica di un gruppo... al di là che sia piccolo o grande... ma i più non si accorgono che anche una religione con milioni o miliardi di fedeli può comportarsi in modo settario.
Sapete perché non se ne accorgono?

Perché la sindrome dell'appartenenza miete un gran numero di vittime.


MODE SEMPRE ATTUALI

L'Evangelista Marco racconta che quando Gesù tornò a Nazareth ed insegnò nella Sinagoga, i nazareni si stupirono della sua Sapienza e dicevano: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?».
Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
Il “nessuno è profeta in patria” sancisce un inossidabile meccanismo dell'umano pensare, al punto che si può dedurre che ben pochi, in quella precisa situazione, si sarebbero comportati in maniera diversa da quanto fecero i compaesani di Gesù.
In realtà molti di coloro che oggi pensano: “quei nazareni sono stati degli stolti”, a loro volta si trovano poi a considerare interessanti solo quelle realtà “esotiche” che arrivano da lontano.
Per fare un esempio tra i tanti, basti pensare a quanti in Occidente sono convinti che un maestro spirituale non può che nascere in India, e tranquillamente pensano: “Cosa potrà mai insegnarmi uno che è nato a pochi chilometri da casa mia?”.
Questi “devoti” si dimenticano che Dio è in ogni dove, in cielo come in terra.



DA CHI MENO TE L'ASPETTI

Come sapete una delle caratteristiche di Anima Universale è quella di essere una realtà spirituale che è disponibile a dialogare con i credenti di ogni religione, e anche con i credenti nella non-esistenza di Dio, ovvero gli atei.
La mia personale esperienza frutto di anni ed anni di incontri con persone provenienti dai contesti più svariati, mi ha portato a fare una constatazione... che non mi aspettavo, e che ora cerco di sintetizzarvi:
Io immaginavo che dalla “galassia” degli atei... paladini di quel razionalismo laico per definizione estraneo a dogmi e preconcetti... avrei incontrato qualcuno disposto a dialogare nel rispetto della reciproca diversità, e magari capace di scoprire che il pensiero spirituale cristiano ramirico costituisce un ponte verso quanti, pur non credendo “ufficialmente” in Dio, ci credono di fatto tramite una vita imperniata sulla pratica dei valori fondamentali dell'esistenza.
Invece, fino ad oggi ho avuto la “sfortuna” di conoscere soltanto atei con la puzza sotto il naso che, accampando un'altezzosa superiorità laico-razionalista, non hanno esitato ad usare ogni sorta di preconcetto religioso per denigrare A PRIORI il pesce-piccolo Anima Universale, salvo poi esibire un double-face d'occasione con i pesci grossi ecclesiastici. Ho visto infatti questi finti-atei chinarsi prontamente per baciare anelli clericali influenti e, in generale, per non pestare i piedi ai poteri religiosi forti che, se indispettiti, avrebbero potuto guastare ogni loro laico-interesse.
Senonché, questi “atei-devoti” erano attesi dall'inesorabile sorte cui sono destinati gli ipocriti che si avvicinano a Swami Roberto: sono stati smascherati.
Chissà che prima o poi non mi capiti di incontrare qualche ateo... come Dio comanda  


P.S. - Per completezza di informazione vi devo anche raccontare un'altra cosa: negli anni ho potuto constatare che il seme del dialogo, rifiutato dalla supposta intelligenza a-dogmatica degli atei che ho incontrato, ha invece attecchito con parecchi uomini di fede. Ho infatti conosciuto alcuni preti capaci di infrangere i limiti delle propria dottrina dogmatica, per aprirsi ad un dialogo sincero che li ha portati a comprendere e ad apprezzare il pensiero teologico di Anima Universale.



PENSIERI... « A CALDO »

Visto che la tutela dell'ambiente è un tema vitale e sempre più improrogabile, con il quale chiunque ha la responsabilità spirituale di confrontarsi, ogni voce che fa opera di sensibilizzazione e contribuisce al dibattito va accolta con favore... tanto più se si tratta di una voce pronunciata da un pulpito che raggiunge le folle, com'è il caso dell'Enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco.
Pur se non è mia intenzione aggiungermi alle frotte di commentatori che già si stanno sbizzarrendo... e neanche di sostituirmi alle autonome valutazioni che ciascuno, cattolico o non, può fare leggendone il testo... una rapida lettura delle sue pagine mi ha però fatto tornare in mente un argomento che ho recentemente affrontato in questo mio diario.
Solo qualche giorno fa scrivevo infatti che gli insegnamenti di Swami Roberto... riguardo al concetto di Dio Padre e Madre, e sul tema del sacerdozio femminile... lo rendono un “corridore in fuga” rispetto a molti altri cristiani suoi "inseguitori"  e, neanche a farlo apposta, mi ritrovo questa sera a ribattere sul “ferro ancora caldo”, dopo essermi trascritto alcune righe dell'Enciclica papale.
Ad un certo punto, Papa Bergoglio scrive infatti : « I Vescovi del Brasile hanno messo in rilievo che tutta la natura, oltre a manifestare Dio, è luogo della sua presenza. In ogni creatura abita il suo Spirito vivificante che ci chiama a una relazione con Lui. La scoperta di questa presenza stimola in noi lo sviluppo delle “virtù ecologiche” ».
Poiché funge da stimolo delle “virtù ecologiche” dei fedeli cattolici, ben venga la “scoperta” di questo principio che comunque già da sempre... posso felicemente sottolinearlo...  è fondamento teologico del cristianesimo ramirico, il cui Pensiero riconosce la presenza del divino Spirito vivificante in ogni forma vivente della natura, in quanto "abitata" da Cristo.

« Quando l'uomo spirituale realizza che la Vita è Dio, può adorarLo anche in un filo d'erba. 
Non avrà più importanza la forma, ma solo l'Essenza. »
       (Swami Roberto) 

Però, penso io, chissà perché questo concetto insegnato da Swami... ovvero il fatto che la natura non è soltanto la manifestazione di Dio ma, ben di più, “il luogo della sua presenza” (com'è stato detto, per l'appunto, anche dai Vescovi brasiliani citati dal Papa)... ha indotto in passato alcuni "osservatori" cattolici ad affibbiare alla mia Chiesa Anima Universale l'etichetta di “panteismo” (dal gr. pân ‘tutto’ e theós ‘Dio’).
A rigor di logica, questi "osservatori" si trovano oggi di fronte ad un bivio:
- O adottano “due pesi e due misure”, valutando come "ortodossa" la “scoperta” cui fa riferimento Papa Bergoglio... e continuando invece a considerare come una "deriva" cristiana panteista l'uguale concetto insegnato da Swami Roberto
- Oppure, affibbiano la stessa etichetta di panteismo anche ai Vescovi brasiliani e al Papa che li ha citati... il che, ovviamente, non accadrà mai.

Esisterebbe in realtà anche una terza ipotesi...
Questi “osservatori” potrebbero ammettere di essersi sbagliati, riconoscendo che questo concetto teologico di Anima Universale è un'anticipazione pluri-decennale di ciò che oggi dice il Papa ma... mentre sto scrivendo questo pensiero... mi dico che già solo il fatto di pensarlo è di un ottimismo esagerato.

Non mi resta cosi' che tornare alla realtà e, visto che sono in tema, concludo questi miei pensieri "a caldo" con un estratto dalla mia personale "enciclica sull'ambiente" costituita, ovviamente, dagli insegnamenti forti e chiari del corridore in fuga Swami Roberto:

« Dio è l'unico Signore dell'universo, e troppi se ne stanno dimenticando… 
L'inquinamento avanza, lo smog ci annienta, i virus aumentano… 
Molte persone diventano sempre più cieche, insensibili, e sorde... nell'anima. 
L'umanità deve riscoprire il rispetto per l'ambiente smettendo di distruggerlo per ignoranza o per eccesso di sfruttamento a fine egoistico-economico. 
Se ti allontani dall'Amore diventi inferiore al più primitivo degli animali e purtroppo, a differenza di esso, “sporchi” il tuo mondo e avvelenandolo uccidi i figli dei tuoi figli. » 
       (Swami Roberto, tratto dal libro "Un raggio di Luce sulla via verso la Meta", pubblicato nel 2001)



RIVERBERO FRANCESCANO

A distanza di qualche giorno dalla prima rapida lettura dell'Enciclica "ecologica" di Papa Bergoglio, i miei “pensieri a caldo” hanno avuto il tempo di raffreddarsi
ma non del tutto... visto che mi hanno lasciato in eredità una sorta di "riverbero" francescano, favorito anche dalla venuta del Papa nella città di Torino.
La sua presenza, a pochi chilometri dal mio monastero, ha infatti riportato nei miei pensieri la sua lettera pastorale e... pur se rimane intatto il mio proposito di non entrare nel suo merito prettamente “confessionale”, che ovviamente attiene ai fedeli cattolici che seguono il loro Pastore... io oggi ripenso a Francesco di Assisi e, in particolare, ai passaggi nei quali il Papa lo definisce un “cuore universale” presentandolo giustamente come un modello da seguire... e non soltanto dal punto di vista ecologico.
« Quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità » scrive il Papa, ed è in particolare questo suo riferimento ad interpellarmi oggi in modo del tutto speciale, facendomi pensare che nello spirito di San Francesco... che non faceva distinzioni tra creature di serie A e di serie B e viveva nello spirito di fratellanza con i fiori, gli animali e tutto il creato... non poteva di certo esserci spazio per qualunque cosa mettesse un freno a questa sua universalità, men che meno... ovviamente... nei confronti delle persone di altra cultura e fede religiosa.
A confermare questa mia convinzione sono peraltro le stesse parole del Papa, il quale osserva come “« Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani. »...
Nel sottoscrivere a mia volta questa affermazione... che sottolinea il principio di un amore per la natura che non può ovviamente essere disgiunto dall'amore per gli esseri umani i quali, anzi, devono essere messi al primo posto... si rinforza in me un interrogativo che mi accompagna peraltro da parecchio tempo, e al quale non smetto di sperare di poter dare un giorno risposta.

Io mi chiedo fino a che punto l'invito del Papa all'unione di intenti focalizzato sul campo fondamentale dell'ecologia, per tutelare la “casa comune” di tutta l'umanità... sia un invito che si traduce anche in una nuova “apertura” della Chiesa cattolica verso le altre religioni che abitano in questa stessa “casa comune”.
In altri termini, io mi chiedo se all'invito ad imitare la divina sensibilità del “cuore universale” di Francesco di Assisi, che chiamava "fratello e sorella" tutte le creature... corrispondano poi dei concreti passi cattolici anche verso l'imitazione della sua “anima universale” che, ne sono certo, tra i fratelli e le sorelle non poteva non includere anche le “creature" costituite dai fedeli appartenenti alle religioni diverse dalla sua.
In realtà... ahimè... proprio riguardo a questo particolare aspetto la mia personale esperienza mi ha fornito svariati "segnali" provenienti dal mondo cattolico che, almeno fino ad oggi, nei confronti della mia Chiesa vanno in ben altra direzione rispetto alla fratellanza senza limiti e confini vissuta e insegnata da San Francesco:
E' come se, per certi “alti prelati”, tra tutte le creature che insieme lodano Dio, non ci possano stare le "creature" costituite dai fedeli cristiani-ramirici.
Però, visto che “finché c'è vita c'è speranza”, a me piace pensare... perché no... che il vento dello spirito francescano possa prima o poi soffiare e fare breccia in questi cuori poco “universali”, anche se... per incrinare la rigidità di certe posizioni... più che dei “soffi” servirebbero delle robuste ed insistite “folate di vento”... soprattutto di carità cristiana e di buon senso.

In ogni caso, dal momento che lo spirito francescano non è un qualcosa che si possa ereditare per diritto acquisito, ma una divina sensibilità che appartiene a chiunque segua per davvero l'esempio dell'immenso Francesco di Assisi, io sono contento di poter cercare ogni giorno di vivere nel concreto questa divina realtà, grazie al messaggio “cristiano-francescano” che ho trovato ed abbracciato nella mia Chiesa Anima Universale.

« Fratello Francesco è vissuto per aiutare i poveri, soprattutto i poveri di Conoscenza spirituale.
Con la sua vita, come Madre Teresa di Calcutta, ha testimoniato che per Dio non vi è differenza se un povero è musulmano, cristiano o buddhista…
Un povero è sempre un povero, un uomo è sempre un uomo.
In qualunque luogo della terra si trovi, Dio abita in lui.

Tutti siamo chiamati all'Amore, indi alla fratellanza.
       (Swami Roberto)


CRISTIANESIMO PREDICATO...
E PRATICATO


Poiché, come si sa, non c'è due senza tre... dopo i miei pensieri a caldo” ed il “riverbero francescano”, oggi concludo questo mio trittico di articoli scaturiti dall'Enciclica papale, osservando dalla “finestra” del mio diario la pagina di storia religiosa che è stata scritta lunedì quando Papa Francesco, nel Tempio valdese di Torino, ha detto:
“Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!”
A questa significativa affermazione del Papa hanno corrisposto, tra le altre, le parole del moderatore della Tavola Valdese pastore Eugenio Bernardini, che ha  dichiarato "Con questa visita, il Papa ha varcato un muro alzato otto secoli fa, quando la nostra chiesa fu accusata di eresia e scomunicata dalla Chiesa romana"...
Nell'applaudire a questo perdono, stamattina io pensavo a quanto possano essere lunghi i tempi storici di certi passi riparatori e, di riflesso, mi chiedevo quale valore possano avere i fatti di oggi per le generazioni e generazioni di cristiani valdesi violentemente discriminati durante la loro vita.
Ho trovato una risposta in una dichiarazione fatta a tal riguardo dal pastore Bernardini “La storia non si cambia, quello che è accaduto è accaduto, le esclusioni, i pregiudizi, i martiri ci sono stati, l’importante è che la chiesa di oggi esprima un giudizio storico, le parole sono importanti, le abbiamo apprezzate”... 
In effetti, mi son detto, sarebbe stato ovviamente meglio se di questo pur lodevole ravvedimento cattolico avessero potuto beneficiare i "martiri" valdesi del passato, e dello stesso avviso sarà senz'altro anche Papa Francesco, alla luce della sensibilità dimostrata nella sua storica presa di posizione.
Senonché... è proprio questa la constatazione che, attraversando la mia odierna “finestra”, raggiunge il presente della mia vita religiosa perché, a differenza dei cristiani discriminati nel passato... rispetto ai quali purtroppo “ciò che è stato è stato”... io oggi continuo incredibilmente a vivere "in diretta" una storia di cristiana discriminazione nei confronti della mia Chiesa Anima Universale, riassunta nelle ben poco benevole "attenzioni" rivolteci nel 2010 dall'allora Arcivescovo di Torino Card. Severino Poletto.
Visto che nessun rappresentante cattolico ha mai posto rimedio a quella sua medievale dichiarazione, pesantemente discriminatoria nei confronti dei cristiani che formano Anima Universale, io oggi mi interrogo su quali siano le ragioni che possono giustificare una linea di condotta nei confronti dei cristiani valdesi... diversa rispetto a quella adottata nei confronti dei cristiani ramirici.

Pur immaginando che qualcuno possa anche ritenere equo che così come hanno dovuto aspettare otto secoli loro, altrettanto dobbiamo aspettare otto secoli noi... io invece credo che sia a dir poco contraddittorio lasciare che la discriminazione agisca indisturbata quando può fare più danno... per pentirsene soltanto “a cose fatte” con il classico “senno di poi”. 
Anche perché, se leggo le parole pronunciate lunedì dal Papa : “Uno dei principali frutti che il movimento ecumenico ha già permesso di raccogliere in questi anni è la riscoperta della fraternità che unisce tutti coloro che credono in Gesù Cristo e sono stati battezzati nel suo nome”... e poi quelle altrettanto chiare del pastore Bernardini "Ciò che unisce i cristiani raccolti intorno alla mensa di Gesù sono il pane e il vino che egli ci offre e le sue parole, non le nostre interpretazioni che non fanno parte dell’evangelo”... io mi chiedo quali siano le ragioni per cui questo principio non debba essere applicato nei confronti della Chiesa cristiana Anima Universale, che appunto crede in Gesù Cristo, battezza nel Suo nome, e si raccoglie intorno alla Sua mensa con il pane e il vino che Egli ci offre.
Evidentemente, si tratta di una domanda ancora in attesa di quella cristiana risposta che fino ad oggi non ha avuto... e questo silenzio è per me un indicatore della distanza che può esistere tra il cristianesimo predicato, e quello praticato.   

«Tutti dicono:
“Dio è un mistero”, 

ma in realtà
Lui è sempre Sé stesso. 
L’unico mistero che esiste nell’Universo 
è l’essere umano
con le sue drammatiche contraddizioni,
che si ripetono
nel corso della Storia.» 
       (Swami Roberto)





NUMERI DA CIRCO

Le fortune di qualsiasi nazione moderna sono fondate sulla qualità del sistema educativo che forma le nuove generazioni.
Come ogni apparato sociale che è concepito da uomini e messo in pratica da uomini, anche il migliore sistema educativo non può che accusare inevitabili difetti, e fra questi ce n'è uno che purtroppo fa molti danni: l'educazione vera viene spesso sostituita con l'addestramento, che è un suo deleterio surrogato.Ciò accade quando i fini nobilmente formativi vengono subordinati a quelli meramente pratici, che mirano soltanto a rendere i giovani idonei a rivestire ruoli sociali determinati e ad espletare funzioni stabilite.
Questa pseudo-educazione si fonda su modelli di comportamento stereotipati che, se da un lato facilitano il raggiungimento di risultati immediati, dall'altro portano con sé la controindicazione di costruire delle gabbie mentali dalle quali è poi assai arduo uscire.
Così, ai nostri giorni va particolarmente di moda una forma di “apprendimento per imitazione” che personalmente mi fa pensare alle evoluzioni circensi dei nostri fratelli animali, che purtroppo sono costretti a fare cose sbalorditive quando sono ammaestrati.

Ebbene... "l'ammaestramento" è un metodo addestrativo che riscuote grande successo anche tra gli uomini, perché assicura il massimo risultato con il minimo sforzo.
Oltretutto ci sono molte persone che accettano assai volentieri di essere ammaestrate, perché così riducono i rischi di scontrarsi con i dettami del conformismo sociale.
Questo atteggiamento raccoglie proseliti anche e soprattutto nel pianeta religioso, dove non sono poche le confessioni che ammaestrano i loro fedeli a praticare determinati comportamenti morali, e li addestrano metodicamente a rispettare le regole e le feste comandate, indottrinandoli.
In fondo, se ci pensate, si tratta di religioni dove il rapporto sacerdoti-fedeli non è poi così lontano da quello addestratori-animali dei circhi.

Invece... se si opera una scelta in favore dell'educazione spirituale, anziché dell'addestramento, bisogna essere una Chiesa capace di parlare alla Coscienza non per indottrinarla, ma per farla maturare orientandola verso la Luce di Dio.

Toh... ancora una volta mi trovo a parlare di Anima Universale.



UN MIO CONFRATELLO MI HA RACCONTATO...
(Tratto dalla bacheca facebook di ramia Osvaldo)

« Un mio confratello mi ha raccontato che una signora cattolica ha detto:
“Ho letto su internet che siete una setta”.
Risposta del mio confratello:
“In internet c’è anche scritto che Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II sono degli anticristi.
Perché, cara signora, lei crede alle menzogne che dicono su di noi e non crede alle menzogne che dicono sui papi?
Lei è ingiusta!”


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