Da quando sono Ramia...

Nella tarda serata dell'11 gennaio del 1997 iniziò la funzione religiosa in cui, poco dopo la mezzanotte, divenni Ramia.
In questi anni consacrati a servire Dio nel mio prossimo, ho avuto l'opportunità di vivere una fetta di vita di grande intensità, sia dal punto di vista umano che spirituale...
Ho conosciuto i risvolti più profondi dell'esistenza, impressi nelle storie personali di quanti ho incontrato sulla mia via...
Ho parlato con tante persone provate dai baratri tremendi della sofferenza... ed ho visto molte di loro risalire verso le gioiose vette della salute recuperata.
Spesso ho incontrato chi si lasciava morire interiormente... ed ho constatato il miracolo del passaggio dalla rassegnazione alla rinnovata voglia di vivere.
Altre volte ho visto la disperazione trasformarsi nell'accettazione serena della propria malattia, sopportata e vissuta addirittura quale dono portatore della capacità di recare conforto agli altri.
Ma soprattutto, in questo arco di tempo ho avuto modo di vedere l'animo di tante persone rifiorire alla luce di un pensiero spirituale nuovo, comprensibile, che non usa sensi di colpa o dogmatismi per “pilotare” le coscienze.
Assisto a questa rinascita in quanti comprendono che la ricchezza più grande donata da Swami Roberto è costituita dai suoi insegnamenti spirituali, che ristorano gli animi prima frustrati dalla vana ricerca di risposte concrete che non relegassero Dio ad una mera questione di fede poggiata su assunti e misteri.
Della linfa vitale di questi insegnamenti io mi trovo spesso ad essere strumento, e così ho l'opportunità di vederne i frutti maturare in quanti riescono a rimpiazzare una religiosità fatta di precetti morali e schemi comportamentali imposti, con una spiritualità a dimensione di coscienza, che consente di riportare Dio al centro della propria vita.
Mi piace definire Anima Universale “la Chiesa della coscienza”, nella consapevolezza che il suo pensiero spirituale si dirige a quell'intimo spazio di ogni uomo in cui la Verità dell'unico Dio si esprime, delineando l'ambito della responsabilità spirituale individuale...
Infatti è solo in rapporto a questo personale sacrario, la coscienza, che ciascuno ha la possibilità di diventare consapevole delle distanze da colmare sulla via della crescita spirituale, riconciliandosi con la propria interiorità... ed è proprio lì, nel “pulpito” della coscienza individuale, che la Verità dell'unico Dio parla a tutti i popoli dell'umanità, in ogni epoca e ad ogni latitudine.


MISE LA SUA TENDA
IN MEZZO A NOI


Durante il mese di dicembre del 1996 mi trasferii stabilmente nel monastero di Leini' e cominciai a vivere nella comunità dei Ramia, che peraltro già conoscevo assai bene.
Infatti, era da un po' di tempo che stavo facendo la spola in auto tra il Veneto ed il Piemonte, perché in quel periodo di profondo cambiamento sentivo la necessità "impellente" di partecipare ogni settimana alle preghiere celebrate da Swami Roberto...
Avvertivo forte il bisogno di dissetarmi a quella fonte di acqua viva, che mi sembrava sgorgasse sempre più fresca ed abbondante, e quei momenti di preghiera che trascorrevo alla presenza del Maestro erano diventati degli irrinunciabili toccasana che mi davano una grande spinta per far fronte agli ostacoli che via via mi si presentavano.
Ogni volta che mi trovavo al cospetto di Swami, si aprivano davanti a me degli inattesi orizzonti di comprensione che mi invitavano ad essere esplorati... e poi, mi sembrava come di fare il “pieno” da quell'incredibile distributore di energia che Lui dimostrava di essere.
Quando mi stabilii con continuità nel Monastero, iniziai una vita completamente diversa: ci volle ben poco per spogliarmi dei miei abiti “secolari”, perché mi trovai immerso in una realtà così straordinaria e coinvolgente, che di lì a qualche settimana già mi sembrava che quella vita da religioso mi fosse sempre appartenuta, come se un invisibile colpo di spugna avesse cancellato oltre trent'anni trascorsi a ragionare e a vivere da uomo del mondo, di tanto in tanto distrattamente interessato alla “questione Dio”.
Quei primi mesi vissuti insieme ai miei confratelli Ramia furono caratterizzati da una gioia e da un'intensità memorabili, che si innestavano in un fertile processo di trasformazione del mio universo interiore.
La consapevolezza, la fede... e anche l'emozione e lo stupore di fronte al nuovo che mi si presentava quotidianamente innanzi: tutto mi parlava di Dio, ed io non volevo altro che starLo ad ascoltare.
“Caso” volle che questo particolare contesto spirituale fosse anche accompagnato da una situazione più prettamente materiale che nella comunità dei Ramia creava tanto fermento, perché erano in corso tutta una serie di complessi adempimenti e preparativi affinché nel nostro Monastero potesse essere installato un palatenda, che si rendeva indispensabile per poter accogliere i fedeli che confluivano a Leinì per incontrare Swami Roberto.
Quella grande tenda, che arrivò sul finire di quella mia prima primavera a Leinì ed in breve fu installata sul terreno del monastero (la prima preghiera vi fu celebrata l'8 giugno del 1997), recitò una parte da protagonista nei miei primi anni di sacerdozio...
In un modo o nell'altro mi trovavo ogni giorno ad essere impegnato, insieme ad altri miei confratelli, per predisporre gli allestimenti per la preghiera, per fare piccoli lavori di sistemazione e poi di manutenzione, e soprattutto dovemmo tutti insieme vivere una lunga serie di attese... e di pratiche burocratiche... perché i Funzionari del Comune di Leinì ci concedessero di volta in volta le necessarie proroghe dell'autorizzazione temporanea al suo utilizzo.
Quel palatenda era infatti una struttura provvisoria, che prima o poi avremmo dovuto togliere, per cui ci trovavamo a vivere una situazione tutta particolare, come se fossimo "accampati" sotto quei teli.
Ora... vi sto raccontando questi fatti a distanza di 16 anni da quando sono accaduti... senonché, sulla mia scrivania c'è il “responsabile” di questo mio ricordo.
Si tratta di un versetto del celebre prologo del Vangelo di Giovanni (1,14) così tradotto in italiano:“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria”.
In realtà, al posto di "venne ad abitare" bisognerebbe scrivere "mettere la tenda", perché questo è il significato del verbo eskēnosēn che l'evangelista ha usato nel testo originale in greco. Così, nella sua versione più autentica questo versetto di Giovanni parla con precisione addirittura letterale della mia esperienza vissuta, al punto che anch'io potrei riscriverlo allo stesso modo!

Infatti, Dio è venuto ad abitare nella mia vita “installandosi” in quella grande ed indimenticabile tenda di cui vi ho appena raccontato, nella quale per 14 anni ho potuto incontrarLo insieme a tanti altri fedeli ramirici, che lì hanno riempito il loro cuore di Amore e di Speranza, in momenti di preghiera indimenticabili.
Sono stati anni per me meravigliosi, durante i quali prima ho vissuto il mio personale esodo, uscendo dall'Egitto di una vita vissuta sotto il giogo dell'ignoranza spirituale... poi ho condotto un pellegrinaggio nel deserto al riparo della tenda in cui ho adorato il Signore... ed infine sono giunto nella Terra Promessa... là dove la precarietà della tenda lascia il posto al Tempio di pietra che custodisce il Patto d'Amore stipulato da Dio con me e con tutti i fedeli ramirici.
Oggi, la Cupola del nuovo Tempio che si staglia nel cielo davanti ai miei occhi, mi fa pensare alla presenza di Dio che... espressa con la parola ebraica  "shekinà”... mi mostra la stessa radice (s... k... n) del verbo greco eskénosen.

Infatti, il nuovo Tempio ramirico ora sorge nel luogo esatto dove prima c'era la grande tenda, per cui la contiene idealmente ed energeticamente... ed è come se fosse un'immagine della shekinà (presenza di Dio) che contiene la skēnē (la tenda), non solo etimologicamente ma anche nella realtà concreta.
Così, questo versetto del Vangelo di Giovanni adesso risuona nel più profondo del mio animo: “E il Verbo si fece carne e mise la sua tenda in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua Gloria.
A questo punto... il fatto che il mio Maestro si chiami Roberto... un nome che deriva dall'antica lingua gotica ed è formato da due termini: “hruod”, gloria e “bert”, splendente... vale a dire “Splendente di Gloria”... è solo un dettaglio “insignificante”, non vi pare?





IL MONDO NEL MIO UNIVERSO
 

« Sebbene non mi dispiaccia, non è mai stata mia ambizione dedicarmi a girare il mondo.
Preferisco che mi giri intorno. Mi è più comodo.
»
                               (Swami Roberto)

“Contagiato” dallo smile con il quale Swami conclude questa frase, il primo pensiero sorridente che mi viene in mente oggi è che... in effetti... anch'io sono un po' come uno di quei “corpi celesti” che, all'interno della “galassia” del cristianesimo ramirico, orbitano attorno al suo “sole” spirituale.
Per potermene rendere conto è però servito un passaggio molto serio ed impegnativo, ovvero quel radicale cambiamento di mentalità che, ormai molti anni fa, ha avuto su di me l'impatto di una personale “rivoluzione copernicana”. Sono infatti passato dalla mia precedente religiosità “geo-centrica”... fondata sull'idea che tutto ruotasse attorno alle mie esigenze “terra-terra”... ad una fede “eliocentrica”, nella quale ho finalmente capito che per svelare i “segreti” del mio universo interiore, dovevo portarlo a ruotare attorno al “sole” della Conoscenza di Dio.

Questo decisivo cambio di prospettiva si è concretizzato nella mia vita quando ho smesso di guardare la realtà con gli "occhiali" del mondo, ed ho iniziato ad usare il "cannocchiale" spirituale di Anima Universale, con il quale ho finalmente potuto esplorare anche i punti più lontani e nascosti del mio cosmo spirituale.

« Quale posto occupo in questo mondo? Nessuno.
È il mondo che occupa un posto nel mio universo.
»(Swami Roberto)

Seguendo la “mappa celeste” tracciata dagli insegnamenti di Swami, ho capito che la cultura e la scienza, che per lunghi anni erano stati il mio “dio”, in realtà erano soltanto dei “pianeti orbitanti” e non certo il fulcro del sistema... e la stessa religione, che prima avevo visto come un “buco” nero, incapace di darmi risposte convincenti, è allora riapparsa nella mia vita con una veste completamente nuova... al punto da fare sbocciare nel mio cuore il fiore della vocazione.

« Non siamo fatti di stelle. Sei tu la stella che può brillare d’amore, illuminando il buio cielo di chi ha bisogno di te.
E luce sia.
»
                     (Swami Roberto)

Oggi, nel giorno in cui celebro l'anniversario della mia consacrazione sacerdotale, ringrazio il Signore di avermi dato la possibilità di servirLo nella mia Chiesa Anima Universale, unendomi alle "stelle" dei miei miei confratelli e consorelle Ramia, con i quali condivido la quotidianità della missione di veicolare la Sua Luce... che illumina i cieli di molti.

Alleluia, sia lode al Signore, alleluia !



50 ANNI DI BUONE RAGIONI...  
(Leinì, 12.05.2015)
Oggi, nel giorno in cui mi lascio alle spalle il mio primo mezzo secolo di vita, l'inevitabile "occhiata" retrospettiva mi fa tornare in mente la stagione del mio passato nella quale, da fresco maggiorenne, superai a pieni voti i miei impegni scolastici e mi inserii nel mondo del lavoro.
Vissi quel periodo a tutta velocità, sullo slancio della gioia per la mia vittoria sportiva più bella, ai campionati italiani giovanili di atletica leggera, e con lo sguardo rivolto ad un futuro che mi si apriva innanzi pieno di prospettive e progetti... in un "clima" musicale e cinematografico a dir poco entusiasmante:
la scarica di energia di "Thriller", le incredibili imprese di "Rambo", il fascino della storia teneramente straordinaria dell'indimenticabile "E.T."...
In quei mesi pieni di impegni ed emozioni, non ebbi il tempo di accorgermi che... proprio mentre nel mondo della mia immaginazione era entrato l'extra-terrestre di Spielberg... per una sorta di "scherzo del destino" era giunto nel mio mondo reale anche "qualcun altro"... proveniente da "un'altra dimensione"...
Visto pero' che si trattava di un ragazzo apparentemente normale, in carne ed ossa, la mia "miopia" di allora mi impedì di prenderlo minimamente in considerazione.
Come già vi raccontai nel post "il mio incontro con Swami", per lungo tempo ignorai infatti quel giovane Roberto di cui i miei genitori avevano iniziato a descrivermi meraviglie... e dovettero passare ancora molti anni prima che il percorso della mia vita mi conducesse a diventare "maggiorenne" anche dal punto di vista spirituale.
Ciò accadde quando finalmente "incontrai" per davvero Swami Roberto facendo la scoperta, per me decisiva, degli  insegnamenti con i quali Lui dette risposta a tutte le domande più profonde del mio Sé e così mi permise di scoprire anche il senso della mia esistenza... ma non solo...
Diventando Ramia di Anima Universale e cominciando ad abitare nel Monastero di Leinì, si realizzò per me il fondamentale ingresso nella mia attuale vita religiosa.
Con essa, la presenza di Swami entrò anche nel mio quotidiano... facendomi "toccare con mano" la Realtà concreta di una dimensione che fino ad allora avevo solo immaginato: quella Divina.

Pensando a tutto ciò, io oggi posso proprio dire di avere "50 anni di buone ragioni", per ringraziare l'Immanuèl, il "Dio con noi"...
perché mi mostra in un modo così tangibile il Suo Volto...
e perché mi concede la grazia di poter vivere, in diretta live, le antiche parole del Vangelo di Giovanni:
"Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo" 
(Gv.17,16).


Alleluia
Loda il Signore, anima mia:
lodero' il Signore finché ho vita,
cantero' inni al mio Dio finché esisto.
                                                      (dal Salmo 146)



IL MIO AMEN

Stamattina ho aperto il Vangelo di Marco e, cercando le prime parole attribuite a Gesù, le ho incontrate al versetto 1,15... trascritte così: “il tempo è compiuto e il regno di Dio è giunto: convertitevi e credete al Vangelo”.
Nel momento in cui le ha pronunciate, ovviamente Lui non si riferiva ai Testi dei Vangeli... che a quel tempo ancora non esistevano e che gli evangelisti avrebbero scritto solo alcuni decenni dopo...
Con il termine Vangelo, Gesù intendeva la "Buona Novella" dei Suoi insegnamenti, per i quali chiedeva ai Suoi discepoli un credo-fiducia che avrebbe consentito loro di "convertirsi", cioè di cambiare radicalmente vita.
A questo riguardo, la frequente traduzione "credete al Vangelo" non corrisponde esattamente all'espressione greca usata da Marco (pisteuete en tō euangeliō)... la quale, più precisamente, dovrebbe infatti essere tradotta “credete nel Vangelo”... oppure “credete sul Vangelo”... e questa differenza è decisiva, perché permette di accedere a tutt'altro universo di fede.
Infatti... il concetto biblico-semitico a cui l'evangelista allude non è quello di “credere a” una determinata realtà... bensì quello di “credere fondandosi su” qualcosa, o qualcuno, com'è nella natura del verbo ebraico ’āman ("credere"), e del sostantivo derivato ’emunah ("fede")... che esprimono entrambi il concetto di "stabilità,  solidità, sicurezza" contenuto nella radice consonantica ebraica "mn"... presente anche nella parola “amen” con il significato di “veramente”, “così è”.


Si può allora comprendere che il significato del “credere” che Cristo ha chiesto ai Suoi discepoli sin dall'origine, non è soltanto un credo di “adesione” ma... ben di più... un credere inteso come la pienezza di fiducia riposta su di Lui e sul Suo messaggio, sul quale poggiare in toto la propria esistenza.

Nella mia vita... l'ingresso nella dimensione di questa Fede con la F maiuscola è avvenuto quando ho incontrato il Cristianesimo ramirico e, con esso, gli elementi di consapevolezza che mi hanno permesso di passare dal credere "a" Dio... al credere "in" e "su" di Lui.

E' stato allora che, avendo trovato la Chiesa sulla quale poter ricostruire dalle fondamenta la mia Fede, è nata la vocazione che mi ha portato... il 12 gennaio 1997... a consacrarmi Ramia di Anima Universale.
Questo... è il mio Amen. Gloria al Signore, Alleluia!


LA MIA VIA 

« Una delle parole che più mi affascinano è UTOPIA. Poiché sulla terra non esiste l’impossibile,
l’utopia è un velo dietro al quale si “nasconde” Dio.
»
        (Swami Roberto)

Di fronte a queste parole... che apparentemente non tengono conto della realtà di tante umane aspirazioni non realizzate, e dunque diventate “luoghi che non esistono” [dal greco “ū” (non) e “tópos” (luogo)]...  io ho impiegato un po' prima di trovare un “porto” dove la mia comprensione di questa frase potesse approdare.
Il “faro” che mi ha permesso di individuarlo è stata la definizione di utopia data da Swami: « un velo dietro al quale si “nasconde” Dio »... che mi ha “indirizzato” verso gli albori del cristianesimo, là dove la novità di Cristo veniva definita con il vocabolo greco hodós, che significa “via”, “percorso”.
In questo modo veniva sottolineata l'importanza non soltanto della “meta”... che in quanto trascendente non è pienamente “afferrabile” in questa dimensione materiale... bensì anche della via per raggiungerla.
Infatti, pur se le enormi difficoltà incontrate dal nascente cristianesimo potevano farlo sembrare un'utopia, c'era una via praticabile da ogni credente per trasformarlo in realtà: vivere da cristiano, percorrendo il cammino tracciato da Gesù.
Trasportando al presente questo concetto... tanti principi che oggi possono essere considerati “utopie”... quali per esempio la giustizia, l'onestà, il rispetto... vengono resi reali da tutti coloro che li praticano con serietà e coerenza, e così li fanno esistere nelle loro vite.

« Neppure il caOS è caSO »
      (Swami Roberto)

Come sempre, tutto ruota attorno all'individuale volontà :
C'è chi... lamentandosi del “mondo che va a rotoli”... non sa fare altro che accodarsi ai creatori di quel caos che non è affatto un caso, bensì la conseguenza di umani modi di agire sbagliati...
E poi c'è chi, al contrario, decide di inserirsi nel cosmo di Dio, praticando quelle virtù e quei nobili principi che il mondo vorrebbe fare passare per utopie... e che invece sono realtà possibilissime, se concretamente vissute nel “mondo” che ciascuno di noi è.
Una di queste “affascinanti utopie”... per me di gran lunga la più affascinante di tutte... è il cristianesimo ramirico.
E' questo il mio hodós... la mia via.



UN DIAMANTE NON È PER TUTTI... 
(Leinì, 12.01.2018)
Stamattina leggevo il brano di Luca nel quale l'uomo giusto Simeone, tenendo tra le sue braccia Gesù, dice a Maria che quel suo bambino sarà anche “segno di contraddizione” (Lc.2,34).
Questa espressione costituisce l'annuncio profetico di uno dei "ruoli" di Cristo: incontrare Lui significa infatti trovarsi di fronte alla Luce divina che rivela le ombre di ogni umana incoerenza.
Nel capitolo che precede questo brano, Luca prima parla di Zaccaria, il sacerdote addetto al servizio nel Tempio che fu reso muto per non aver creduto all'Angelo del Signore (Lc.1,5-25) e poi... subito dopo aver raccontato questa reazione di incredulità da parte di un rappresentante della gerarchia religiosa "ufficiale"... l'evangelista narra il celebre episodio dell'Annunciazione (Lc 1,26-38) nel quale Maria, una donna del popolo, risponde all'Angelo del Signore con la pienezza della sua fede.
Ecco allora che proprio queste pagine del Vangelo portano a cogliere uno dei fondamentali significati dell'espressione "segno di contraddizione" , pronunciata profeticamente da Simeone al cospetto di Maria:
Il Cristo porta alla luce anche le "ombre" della tradizione religiosa, ovvero evidenzia tutto ciò che è in contraddizione rispetto alla Verità del Suo Amore divino.

Nel corso della mia vita, io iniziai a sperimentare questo segno di cui parla il Vangelo di Luca quando... dopo aver imboccato la via spirituale di Anima Universale... mi trovai a dover "remare contro corrente" sia rispetto alle umane incoerenze del mio egoistico modo di essere, sia rispetto alla tradizione cattolica nella quale ero cresciuto.
Oggi... ricordando il momento nel quale portai il cristico Segno di contraddizione al centro della mia esistenza... io celebro con gioia il 21° anniversario della mia consacrazione sacerdotale
Gloria al Signore, alleluia, alleluia, alleluia!

« Un diamante non è per tutti...
neppure io. 
Appartengo solo 
a chi può permettersi il lusso
di andare controvento.»
       (Swami Roberto)





LA FACCIA UMANA DI DIO
(Leinì, 12.01.2019)
Penso oggi alla “discesa” di Dio fra gli uomini, cioè alla concezione che oltre a far parte della “carta di identità” teologica del Cristianesimo, trova dei parallelismi anche in altri contesti religiosi, come per esempio ricorda la ben nota parola sanscrita “avatar“ che letteralmente significa “discesa” ed è usata in varie dottrine religiose per indicare “l’incarnazione della coscienza divina”.
Nella prospettiva teologica prettamente cristiana, il cosiddetto “mistero dell'incarnazione” ha tra le sue peculiarità l’idea che il Verbo eterno di Dio si fa carne (cf. Gv 1.14) diventando un “vero uomo”, cioè assumendo su di Sé la pienezza della condizione umana, peraltro vissuta alla maniera divina.
E’ proprio in questo modo che il Verbo incarnato in Gesù prende volto d'uomo per rivelare all'uomo – come scrive Gregorio nisseno - "la faccia umana di Dio", manifestando così il modello di ciò che ogni essere umano è chiamato a divenire secondo il progetto del Padre, e rendendo pertanto possibile... proprio grazie a questa sua “discesa” divina... il processo di “ascesa” di quei discepoli che sono capaci di divinizzare la propria vita nella sequela di Cristo.

Per quanto mi riguarda, questa ascesa non si è messa in moto per tutti gli anni della mia giovanile frequentazione religiosa cattolica, durante i quali il "modello cristico" mi è parso troppo lontano dalla realtà della mia vita, per poter essere seguito.
Poi... tutto per me è cambiato quando l’incontro con Swami Roberto, e l’ “enzima spirituale” contenuto nei suoi divini insegnamenti... ha fatto sì che la "faccia umana di Dio" tornasse ad essere per me un modello talmente "vivo e vegeto", che attorno ad esso ho cominciato a far ruotare la mia intera vita.
Ricordando questa Grazia straordinaria che ha innescato dapprima la mia rivoluzione interiore, e poi la mia vocazione, è con la gratitudine e la gioia nel cuore che oggi celebro il 22° anniversario della mia consacrazione sacerdotale.
Gloria al Signore, alleluia !



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