"Finestre" sul passato di Swami

AVEVA PAROLE PIU' GRANDI DI LUI

Tra le persone che hanno fatto parte dell'infanzia di Swami Roberto, una di quelle che ho conosciuto meglio è Gianna Battistella.
Ogni volta che la incontravo... lei non finiva mai di parlarmi di quel bambino esile che un giorno era entrato nella sua vita, rivoluzionandola... ed oggi sono andato a rileggermi alcune pagine dei quaderni nei quali, prima di salire in cielo, Gianna ha scritto la sua testimonianza:
« La mia vita cambiò improvvisamente quando la mia vicina Antonietta Bonato, mi fece conoscere il suo nipotino, un bambino di nome Roberto. Veniva nel Veneto proveniente da Torino, dove viveva la sua famiglia, per trascorrere le vacanze estive. Era piccolo per i suoi anni... era magro, molto magro...
Io, assieme ai miei figli... avvicinandolo sempre più... abbiamo chiesto a sua nonna di portarlo a casa nostra; e lei tutta contenta mi disse di sì. Da quel giorno casa nostra si fece casa sua.

Roberto cresceva e andava a scuola... e nelle vacanze era dalla nonna... e veniva a casa nostra con i miei figli e altri amici, per parlare della grandezza di Dio.
Aveva parole più grandi di lui.
La gente che si avvicinava rimaneva a bocca aperta, ancora a quel tempo di tenera età parlava della Conoscenza.

Poco per volta la nostra casa si riempiva specie alla sera quando parlava della Conoscenza di Dio come fosse il più grande Maestro che io abbia conosciuto… ed era un bambino… e così tutti volevano conoscere quel fanciullo così ispirato.
Roberto parlava in un modo che tutti, sorpresi, ci chiedevamo quale disegno divino avesse portato nella nostra vita un bambino di quel genere, che parlava come un profeta.
A volte venivano dei parenti o dei conoscenti a trovarci e tutti rimanevano sorpresi di fronte ai discorsi che Roberto faceva su Dio...
Tutti erano d’accordo nel dire che nemmeno Sacerdoti, Filosofi, Maestri o Professori sapevano parlare con saggezza e sapienza, come quel bambino, che guardandolo e ascoltandolo sembrava che non avesse nulla da spartire con il mondo.

Un giorno certe persone del paese sono venute per curiosità sotto proforma che avevano male.
E volevano che Roberto le aiutasse.
Prima che loro arrivassero, Roberto mi disse:
"Stai attenta che fra poco stanno arrivando persone per prendermi in giro.
Sappi che è un avvertimento che voglio darti subito, perché stanno arrivando".

Io l'ho guardato e dissi fra me e me:
"Ma Roberto è matto!".
Dopo alcuni minuti si presentarono 4-5 persone giovani di età fra i 24 e i 26 anni...


 
Appena arrivati mi chiesero di Roberto ed io gli aprii la porta.
In quell’attimo Roberto gli chiese:
"Cosa volete da me ?".
E loro risposero:
"Problemi di salute !".

Lui gli disse: "Non ne avete bisogno, vi dico che siete venuti per prendermi in giro. Andate pure che pregherò per voi"...
Quelle persone sono rimaste immobilizzate, senza parola...
e dissero poi:
"Si, è vero! Siamo venuti per ridere sopra di te"
e si scusarono in tutti i modi con Roberto.
E lui gli disse: "Vi ho già perdonato e pregherò per voi" .
Poi ha ripetuto una seconda volta questa frase.

A quel tempo... pure piccolo... lui vedeva tutto. Io a volte nascondevo delle cose ma non la facevo franca che poi lui scopriva tutto.
Ma io mi chiedevo tra me: "Ma chi può essere questa piccola e grande creatura"... che tutto vedeva e tutto sapeva.
Il bello era che lui fingeva di non sapere nulla, ed invece sapeva tutto.

Mio marito per lungo tempo rimase incredulo ai fatti che succedevano.
Erano più di due anni che aveva un forte dolore ad un braccio e mi sgridava che quando mangiava gli davo un cucchiaio pesante; un giorno guardai mio marito e gli dissi:  
"Perché non ti fai guardare e toccare da Roberto ?"
E lui mi rispose: "Cosa vuoi che faccia, lascia perdere".
Dicendomi così, è come se mi avesse dato uno schiaffo in faccia. In quel momento mi è venuto un pensiero fra me di dire:  
"almeno ti facesse ancora più male, visto che sei cattivo e non vuoi credere".
Nel tempo il suo male continuava; io stessa non gli dissi più niente.
Un giorno, con gentilezza, finalmente fu lui a prendere l’iniziativa e si rivolse a Roberto.
Gli chiese: "Roberto, puoi farmi il favore di toccarmi il braccio ?".
Roberto, subito gentile e buono come sempre, gli pose le mani sopra e disse delle frasi rivolgendosi al Signore.
Passarono i giorni, ed il mese, e mio marito nulla mi disse se gli era passato il dolore... ed io non gli chiesi niente del suo braccio.
Dicevo fra me: “Sei tu che devi dirmi se ti fa male o no”.
Un giorno felice e contento mi disse: “Sai Gianna, da quel momento che Roberto mi toccò è sparito il mio dolore”.
Io gli risposi: “Tanto ti è voluto per capirlo?”.
E da quel momento credette a Roberto, e lo ringraziò e non disse più nulla, anzi cominciò ad ammirarlo per la bontà e l’amore che aveva verso il prossimo ».



COME SE MANI INVISIBILI LO PORTASSERO AL SICURO...

Il mio odierno passaggio nella biblioteca del monastero mi ha riservato un imprevisto quando, prendendo un vecchio volume da uno scaffale, ho “sfilato” inavvertitamente anche un raccoglitore che vi era appoggiato e che, cadendo, si è aperto facendomi vedere il contenuto.
Si trattava di una raccolta di copie dei manoscritti del professor Pietro Zeglio (nella foto a sinistra insieme a Swami), ovvero del medico che per anni seguì minuziosamente, con gli “occhi” della scienza, il “caso” del giovane Roberto... dichiarando tra l'altro ai mass media: “Ho assistito a fenomeni che, come medico, non posso che definire eccezionali”... “ho potuto constatare come i limiti entro i quali la scienza è costretta ad agire, per propria insufficienza, sono spesso superati dall’intervento di Roberto”.
Prendendo in mano il raccoglitore per rimetterlo al suo posto, tra i numerosi fascicoli scritti dal Professore di suo pugno ho visto un foglio che inizia con queste parole:
« La transverberazione di Roberto – venerdì 17.4.81 – Chiesetta di Sassi – ore 22.30 circa ».
Poi, il resoconto del Professore continua cosi':
« Roberto, in poltroncina, recita il rosario doloroso durante il quale si avverte una progressiva lentezza nell'espressione verbale.
Poi Roberto si alza e si porta all'altare: apre di colpo il grosso libro della Bibbia e “trova” a caso il “passo della morte di Gesù” con l'urlo finale, che viene letto da Roberto, il quale si riporta poi sulla poltroncina.
Resta in meditazione apparente, poi si alza, davanti alla poltroncina, affiancato da vicino da parte di P1 e (don) Albertino, pur essi in piedi.
Roberto alza il capo fissando a metà altezza e incomincia ad oscillare con tutto il corpo in ogni direzione, superando i limiti di sicurezza, e ritornando ogni volta in equilibrio come se mani invisibili lo afferrassero e lo riportassero al sicuro.

Il professor Pietro Zeglio (di schiena)
mentre controlla le condizioni del giovane Roberto
durante uno dei fenomeni da lui studiati per anni.
Un testimone oculare di una di quelle indefinibili "situazioni"
racconta:  "Io e altri abbiamo visto Roberto staccarsi da terra
e levitare per ben 20-30 cm., e il Prof. Zeglio che con la mano
sinistra cercava di trattenerlo, fu grande lo stupore !" (Antonio F.)



Poi Roberto si siede, sempre con lo sguardo fisso davanti, verso il tabernacolo, con un'espressione dapprima di forte dolore sul costato sinistro (mantello aperto sul davanti e mano destra appoggiata sulla parte dolente) poi con un sorriso di intensa gioia. Il tutto è durato ½ ora circa. »
(Professor Pietro Zeglio)














IO LO VIDI SOLLEVATO DA TERRA

Rocco L. mi ha raccontato questa sua sconvolgente esperienza risalente agli anni nei quali il Prof. Pietro Zeglio – libero docente di Medicina e igiene del lavoro all’Università di Torino (1911-1993) – studiava Swami Roberto.

“Ad un certo punto Roberto... ed io ero proprio vicino... entrò in estasi.
Io lo vidi sollevato da terra di una ventina di centimetri...

Ecco come accadde: Roberto era in ginocchio e il mantello lo copriva completamente, quindi non si poteva vedere se era o non era sollevato da terra, ma il prof. Zeglio – il medico che seguiva Roberto – , quando capì che era in estasi, passò la mano sotto il mantello facendo vedere che c’era vuoto!
Che c’era spazio fra le ginocchia di Roberto e il pavimento sotto. 

Quindi... già lì rimanemmo attoniti!
Non capivamo cosa succedeva... 

Io non avevo mai visto un’estasi...
Durò... minuti, parecchi minuti... diciamo così... cinque minuti... se posso definirlo come tempo, cinque minuti, dieci minuti...
Allora, cosa successe? Ci fu un silenzio enorme. 

C’era sempre il professor Zeglio che per capire se Roberto era in estasi, prima iniziò – come dicevo prima – a passare la mano sotto le ginocchia per verificare che era sollevato da terra e poi con un accendino... prese un accendino e Roberto aveva le mani giunte...
Era in ginocchio con le mani giunte... e il prof. Zeglio, andò con l’accendino acceso a dargli fuoco alle mani... passava l’accendino...
E io quasi quasi ero tentato di andargli a dire: ma cosa sta facendo? Lo sta bruciando!
E invece il prof. Zeglio, continuò per un tempo che a me sembrava infinito, a bruciargli le mani...
Io mi immaginavo quell’accendino sulla mia mano e il tempo che passava... e mi dicevo : “Smettila, non bruciarlo più!”.
Invece Roberto non faceva nessun movimento, assolutamente nessun movimento! 

Aveva gli occhi rivolti verso il cielo.

Poi l’estasi finì. Roberto come se nulla fosse si alzò e continuò tutto com’era...
Però quei momenti furono intensissimi!”



Tiziano Battistella:
HO CONOSCIUTO SWAMI QUANDO ERA BAMBINO


Tra le tante persone con le quali mi sono trovato a parlare di Swami Roberto c'è anche chi... come Tiziano Battistella... lo ha conosciuto oltre 40 anni fa.
Per conseguenza, quando lui racconta i ricordi della sua infanzia apre anche una finestra sull'infanzia del Maestro... e su questa finestra oggi potete affacciarvi anche voi grazie ad una chiacchierata che ho fatto con Tiziano alcuni giorni fa:

* Tiziano, quando hai incontrato per la prima volta Swami Roberto? 
- Agli inizi degli anni  '70. Io avevo 9 anni e un giorno, entrando nella cucina di casa mia, vidi un bambino che teneva banco: era Roberto.
Inizialmente mi colpì il fatto che era lui, il più piccolo, che parlava... e i grandi erano tutti lì, attenti, che lo ascoltavano. C'erano mia mamma Gianna e mia sorella Daniela, insieme ad un'amica di mia sorella che aveva il fidanzato in America. Sentii Roberto che le diceva: «Il tuo fidanzato ha una malformazione ad un orecchio», e si toccava anche lui l'orecchio per indicare il problema.
Lei disse subito: «Sì, sì! Infatti i suoi amici lo prendono in giro per questo difetto!».
Poi Roberto aggiunse altri particolari, e la ragazza li confermò uno ad uno restando alla fine senza parole per lo stupore.
Roberto parlava in modo semplice, che anch'io potevo capire cosa diceva... ma diceva cose che io non capivo da dove le tirava fuori... che pareva che sapesse ogni cosa di quella persona che viveva dall'altra parte dell'oceano.
Quando penso al giorno in cui Roberto entrò nella mia vita... a me vengono in mente le facce sbalordite degli adulti che erano in quella stanza.

* Cosa pensasti di lui in quei primi momenti?
- Ovviamente, restai impietrito. D'un tratto, era come se avessi incontrato per davvero uno di quei personaggi con i superpoteri che si vedono nei film di fantascienza alla televisione.
Lui era completamente diverso da tutti gli altri miei compagni di giochi. Aveva più o meno la mia età, ma a me sembrava proprio... come dire... un alieno... qualcuno al di fuori del mondo che vivevo io!
Un po' tutto quello che lui faceva, d'improvviso, poteva diventare straordinario, tant'è vero che nella zona dove abitavo si sparse velocemente la “fama” del piccolo Roberto che dimostrava di sapere “vita, morte e miracoli” delle persone che andavano ad incontrarlo... e dava loro dei consigli... o magari gli diceva in anticipo delle cose che sarebbero successe, e che poi accadevano.
Il risultato immediato fu che, quando c'era lui, casa mia divenne un porto di mare per tanta gente che voleva chiedergli delle cose... e che poi restava esterrefatta di fronte alle sue risposte. C'era anche una "processione" di suore e preti che, in forma privata, volevano incontrarlo per chiedergli consiglio sui loro problemi personali... e poi, io vedevo che sarebbero stati lì ore ed ore ad ascoltarlo mentre lui parlava delle cose di Dio.
Spesso capitava anche a me di restare a bocca aperta, per esempio quando passavo un giorno intero assieme a lui che sembrava quasi un bambino “normale”... e poi, di colpo, lo vedevo cambiare, diventava come uno di settant'anni, con una saggezza incredibile.
Col senno di poi, ho anche capito che verso di me e verso alcuni altri miei coetanei compagni di giochi, lui era come se frenasse alcuni suoi modi di essere, perché teneva conto che noi eravamo dei bambini... e non voleva trascinarci troppo presto nel mondo degli adulti.
Poi, col passare degli anni, cominciavo anche a scoprire il perché di molte cose che Roberto mi aveva detto... alle quali io subito non avevo dato importanza, ma che poi mi ritornavano alla memoria, e allora mi dicevo: “Guarda, Roberto mi aveva detto quella cosa là, e non avevo capito niente! Solo adesso riesco a capire il perché”.
Altre volte, mi divertivo un sacco a vederlo in azione...
Per esempio, adesso mi viene in mente un signore che si lamentava continuamente di un dolore al ginocchio. Un giorno si decise a parlarne con Roberto, che all'inizio non sembrava dargli tanto peso... ma poi, mentre lui stava chiacchierando con i miei genitori, accadde che Roberto, seduto accanto a me sul divano dall'altra parte della stanza, puntò la sua mano verso il ginocchio dolorante.
D'un tratto quel signore si fermò e disse “Ho caldo al ginocchio...” e, girandosi verso di noi, vide Roberto che stava là con la mano puntata verso il suo ginocchio.
“Roberto! - disse a voce alta – allora sei tu”...
Lui sentiva un calore enorme anche se Roberto era a più di 6 metri di distanza e, oltretutto, il calore l'aveva sentito prima di accorgersi di quello che stava facendo Roberto, per cui non si può neanche dire che fosse condizionato...
Quel che è certo, è che il male al ginocchio gli sparì.

* Riguardo alle cose che subito non riuscivi a capire, te ne ricordi qualcuna?
- Beh... al suo corpo succedevano delle cose... che non so come definirle.
Spesso lo vedevo soffrire molto, ma non capivo le cause.
Molti sanno delle stigmate... ma pochi sanno quante altre sofferenze doveva subire, soprattutto durante le settimane che precedevano la Pasqua.
Per fare un esempio, vi parlo di una cosa che succedeva spesso quando Roberto veniva nel Veneto e dormivamo assieme a casa mia... o anche quando ero io che andavo a Torino a trovarlo: alla notte si verificavano “fatti” di violenza terribile contro il suo corpo che, se fossero stati filmati, avrebbero ridicolizzato i più grandi film horror.
Accadeva che, all'improvviso, non so da dove, gli arrivavano addosso grandinate di schiaffi, pugni, calci, sputi invisibili... che continuavano finché Roberto sveniva dal dolore... e poi, quando si riprendeva, a volte cominciavano di nuovo.
Per esempio... una notte mi sveglio sentendo Roberto che, dal letto accanto al mio, dice: “ho sete... ho sete di anime”...
Io subito non capisco bene cosa voglia dire e, un po' ingenuamente, pensando che magari possa veramente avere sete di acqua, mi alzo e vado a riempirne un bicchiere, per dargliene un po'.
Torno e mi avvicino a lui, lo sollevo a peso morto e lo metto seduto sul letto... ma non appena prendo il bicchiere che avevo appoggiato sul comodino e lo accosto alla sua bocca per farlo bere... arriva uno schiaffo fortissimo... e il bicchiere va a sbattere sul muro per poi cadere in frantumi.
Poi arriva un'altra sberla terribile sul viso di Roberto: sento lo schiocco... e contemporaneamente vedo la sua testa che gira violentemente all'indietro... e io rischio l'infarto!

* E la mano che dava quegli schiaffi, tu non la vedevi...
- Esatto. Ogni volta che succedevano queste cose, io sentivo come delle raffiche di colpi... delle vere e proprie mitragliate di pugni... ta ta ta ta ta... e poi calci...
Sentivo i rumori e vedevo il corpo di Roberto subire le percosse... ma non vedevo chi stava dando quei colpi. Di certo, erano situazioni agghiaccianti, che mi facevano tremare le gambe dallo spavento... ma soprattutto, non sapevo come facesse Roberto a sopportare una violenza simile contro di lui.
Invece, lui riusciva anche a preoccuparsi per me e, vedendomi terrorizzato, spesso mi tranquillizzava e, con appena un filo di voce, mi diceva: “stai tranquillo Tiziano, a te il demonio non farà niente... tu non gli interessi!”.
Quelle sue parole mi sollevavano un po' il cuore ma, certo, in quei momenti io non riuscivo proprio a stare tranquillo.

* Beh, non credo che altri ci sarebbero riusciti al tuo posto. Ma tu, ti eri dato una spiegazione di quei fatti?
- Da solo no di certo! Fin dalla prima volta che avevo assistito a uno di questi “bombardamenti” notturni, avevo chiesto a Roberto: “Ma perché succede tutto questo? Perché gli permetti di picchiarti in questo modo, fino allo svenimento? Non puoi fare qualcosa?”
Lui mi aveva risposto che quegli attacchi erano un tentativo del demonio di farlo desistere dalla sua missione... e poi, mi disse anche che quelle sofferenze aggiuntive che lui si trovava a sopportare, in realtà potevano essere trasformate a fin di bene. Mi ricordo come fosse adesso la dolcezza del suo volto quando mi disse: “sai, Tiziano, questa sofferenza permette di salvare tante anime in più”.

* Per quanto tempo durò questa situazione?
- Per parecchi anni. Poi, quando mi accorsi che queste manifestazioni di violenza cessarono, io ne chiesi il motivo a Roberto, e mi ricordo che lui mi raccontò la minaccia che il demonio gli aveva rivolto: “Al tuo corpo ormai non posso più fare niente, ma ricordati che da oggi in poi metterò contro di te molte persone!”
In quel periodo stavano uscendo tanti bellissimi articoli su Roberto, su numerosi quotidiani e settimanali nazionali ed esteri, tanto che ormai lui era conosciutissimo, e molti già lo acclamavano come il nuovo Padre Pio...
Da tutte le parti, arrivavano a casa sua tantissime persone che volevano incontrarlo, ed il numero di quelle che lo seguivano nei suoi incontri di preghiera aumentava velocemente. Ma, ad un certo punto mi resi conto che quella minaccia divenne realtà: tutto ad un tratto "qualcuno" di molto molto potente... religiosamente e ancor di più politicamente... decise che Roberto non andava bene, che bisognava bloccarlo in tutti i modi e con qualsiasi mezzo... e così, terminata la parentesi di quella che fino ad allora era stata la “via crucis” vissuta sul suo corpo, Roberto dovette iniziare a vivere la sua “via crucis” mediatica fatta di tanti articoli di stampa scritti ad arte per screditarlo.

* Questo, purtroppo, lo sappiamo bene. Torniamo comunque a te... e specificamente alla parte della tua giovinezza che hai trascorso vicino a Roberto. Ti viene in mente qualcos'altro di quel periodo?
- Mi ricordo che il demonio, oltre che a prendersela con il suo corpo, cercava anche di fargli ogni tipo di dispetti. Per esempio, quando era ancora a Torino-Sassi, intorno al 1982-1983, Roberto dormiva nella canonica della Chiesa, nella quale fra l'altro aveva dormito anche Don Bosco.
Roberto a volte andava a dormire nell'ultima stanzetta, in fondo al corridoio, che era la più piccola.
Aveva tanti angioletti appesi al muro, ed era proprio bella... bellissima... con una finestrina che dava sulla Chiesa.
Una volta che ci andai anch'io, vidi che i lampadari in ottone del corridoio erano tutti aggrovigliati...

* So che in quegli anni c'era il professor Zeglio che studiava accuratamente questi ed altri fenomeni, senza peraltro riuscire a spiegare quei fatti che evidentemente erano oltre la portata della scienza.
- Sì, anch'io ho conosciuto il professor Zeglio, e spesso lui mi chiedeva di parlargli delle mie esperienze con Roberto...
Comunque, riguardo a questo... cioè al fatto che la scienza non ci ha mai capito un granché di Roberto, in tutti questi anni io posso dire di essere un testimone privilegiato anche per quello che mi è personalmente capitato, sul piano della mia salute.
Per esempio, io non potrò mai dimenticare quel giorno in cui Carol Wojtyla divenne Papa...
Dopo che avevo passato un'intera settimana all'ospedale di Asolo, con la febbre altissima che oscillava tra i 40 ed i 42°, ed in qualche momento andava addirittura oltre, i medici non sapevano più che pesci pigliare.
Non riuscivano ad abbassarmi la febbre, e non capivano neanche a cosa fosse dovuta.
I miei familiari erano ormai in preda alla disperazione, perché io ero ridotto ad uno straccio... e non c'era alcuna diagnosi che potesse fare capire a cosa potevo andare incontro.
Mia madre allora andò personalmente da Roberto per chiedergli di aiutarmi.
Lui prese una bottiglietta, la riempì con l'acqua del rubinetto e, dopo avergli imposto le mani, gli disse di portarmela e di farmela bere il prima possibile.
Quando mia madre tornò da me in ospedale, io ero in preda al delirio e praticamente non mi rendevo neanche conto di chi fosse. Lei avvicinò la bottiglietta alla mia bocca e mi fece bere l'acqua a piccoli sorsi, dicendomi che era stato proprio Roberto a darmela perché  la bevessi...
Dopo una ventina di minuti... la febbre era scomparsa e i medici, sbigottiti, non si capacitavano di cosa fosse successo.
Oltretutto, quella non è stata neanche l'ultima volta che io ho vissuto una situazione del genere...
Circa un paio di anni fa,  mentre stavo guidando ho avvertito un dolore al fianco destro che nel giro di dieci minuti è diventato insopportabile. Appena appena sono riuscito a tornare a casa da Sonia, perché sudavo freddo e quasi svenivo dalle fitte lancinanti, al punto che mi son detto: “stavolta muoio”.
In quel momento, ho pensato a Swami Roberto e con tutto me stesso gli ho chiesto di aiutarmi, perché proprio non ce la facevo più.
Pochi secondi dopo, ho cominciato a respirare un po' meglio... e ho percepito “qualcosa” che le mie parole non riescono a spiegare, ma che era chiaramente la “Sua” presenza... che aveva immediatamente risposto alla mia chiamata.
A distanza di pochi minuti... io ormai non sento più alcun dolore e, se fosse per me, chiuderei lì la questione nella certezza che ci ha pensato Roberto a risolvere il mio problema ma... vista l'insistenza di Sonia... alla fine mi faccio accompagnare da lei al Pronto Soccorso per farmi visitare.
Descrivo l'accaduto al medico, e subito lui mi manda a fare una ecografia all'addome, dalla quale risulta che ho numerosi calcoli alla cistifellea e anche uno o due al fegato.
Dopo aver mostrato la lastra anche all'infermiera, indicandole con la mano la posizione dei calcoli, il medico mi spedisce al reparto radiologia, per un'ecografia più approfondita che dia un riscontro del numero esatto dei calcoli...
Arriva il responso radiologico: dei calcoli non c'era più nessuna traccia, a distanza soltanto di un'ora dall'esame del pronto soccorso! Allora dico alla dottoressa: “Ma guardi che il suo collega al Pronto soccorso li ha visti chiaramente!”...
Lei mi visita di nuovo, e alla fine mi dice: “Signor Battistella, lei non ha nessun calcolo”.
Torno indietro al Pronto soccorso, e riferisco l'accaduto al medico che mi ha visitato all'inizio: “Ma come!!! Si sono smaterializzati sti calcoli?”... esclama con la sorpresa dipinta nel volto.
Eh sì... quando c'è Roberto "nei paraggi"... quell'espressione nel volto delle persone io la conosco proprio bene!


Swami Roberto con mamma Elide
STIGMATE

Le stigmate sono una realtà della sua vita riguardo alla quale Swami Roberto rimane sempre molto riservato.
Oggi però ho visto che Swami ne ha parlato sulla sua pagina facebook, per cui mi fa piacere condividere su questo mio diario alcune testimonianze:

Nell'autunno del 1981 il professor Pietro Zeglio, libero docente di medicina ed igiene del lavoro all'Università di Torino, viene intervistato dal giornalista Giorgio Lazzarini, del settimanale “Oggi”, e testimonia quanto segue:
«Nel marzo dello scorso anno, nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua... nel periodo di Passione... il ragazzo aveva sofferto di malesseri generali, con dolori in tutto il corpo, senza che però ci fossero manifestazioni cliniche che giustificassero né il malessere né i dolori.  
In questo periodo, dunque, si sono manifestate le stimmate alle mani e ai piedi e la croce sulla fronte.
Roberto è rimasto chiuso in casa per un mese...
Oggi
Articolo di G.Lazzarini sul settimanale "Oggi", 23.12.81
Bene, io ho esaminato attentamente, da medico, quella croce e ho potuto rendermi conto senza ombra di dubbio che la pelle era assolutamente liscia, non c’era nulla che facesse pensare ad una superficie grattata.
Né tantomeno a una emorragia lineare sotto la cute, assolutamente integra.
Stessa cosa per le mani e per i piedi.
Croce e stimmate sono scomparse dopo un mese.
Di questi fenomeni io conservo appunti precisi in un diario nel quale sono raccolti i dettagli di tutti gli altri avvenimenti.»
(Giorgio Lazzarini su “Oggi”, 23.12.81, pag. 45)


Ad un altro giornalista, Piero Capello, è sempre il professor Zeglio a raccontare questo fenomeno:
«In taluni periodi, come io stesso ho potuto constatare, appaiono sugli arti di Roberto i segni delle stimmate.
E badi bene: non sono il solo ad averle viste.
Decine, forse centinaia di persone ne sono state testimoni.
E non è ancora tutto, perché, se potessi dirle il resto, la farei restare a bocca aperta per l’incredulità.
Le basti sapere, almeno per ora, che intorno a Roberto Casarin sta fiorendo un fenomeno di fede del quale non conosco l’uguale».
(Piero Capello su "Gente", 27.11.81, pag. 8)

Alcuni anni dopo, ad una domanda della giornalista Cristina Genesin, Swami risponde che le stigmate «Non sono visibili sempre su di me, ma è come se fossero sempre impresse nel mio corpo. E sono anche fisicamente apparse. Il sangue è una conseguenza delle stigmate, sulla fronte, mani e piedi, è tutto documentato» (Mensile “Abitare la Castellana”, marzo 1998).

Relativamente a questi segni straordinari che fanno parte della vita di Swami Roberto, mi è molto cara anche una testimonianza che mia mamma Rina ha scritto per raccontare un fatto accaduto sul finire degli anni '80:

Il 29.1.80 il professor Zeglio ha scattato diverse foto
delle stigmate di Swami. Dietro questa foto
il prof.Zeglio ha annotato : "stigmate sopracalcaneali"
« Una sera eravamo in 5-6 persone in una famiglia assieme a Roberto e ci siamo accorti che camminava male essendosi slogato una caviglia.
Allora la signora che lo ospitava gli ha detto: "Roberto, levati la scarpa e il calzino che ti faccio dei massaggi con una pomata".
Lui non voleva, ma la signora ha insistito, finché lui l'ha accontentata e l'ha lasciata fare.
Quando lei ha cominciato a massaggiare, ha esclamato.
“Ma Roberto, cosa c'è qui?”...
Tutti sono andati a toccare, lui si scherniva... si vedeva che era in imbarazzo, e io non ho avuto il coraggio di andare a guardare e toccare, perché pensavo di aver capito cos'era, ed ero molto emozionata.
La signora poi, quando Roberto era partito, era molto stupita perché ha detto che c'era un foro con solo la pelle che lo copriva. Anche gli altri che avevano toccato la caviglia di Roberto dicevano la stessa cosa ed erano tutti sbigottiti.»
(Rina Zocca)





IN MEMORIA DEI MIEI GENITORI

Pensando ai miei genitori, che oggi sono in cielo, questa mattina mi è tornata in mente una testimonianza che mia mamma Rina ha scritto tanti anni fa, per raccontare due momenti molto particolari vissuti da mio papà Vasco in presenza di Swami Roberto:

« In una domenica di luglio del 1984 Roberto è venuto alla chiesetta della Madonna delle Grazie, situata su un colle vicino a Monteviale, per recitare un Rosario con noi, che ci riunivamo una volta alla settimana in quella chiesetta appunto per recitare il Rosario.


Nei paesi, si sa come succede, la voce si è sparsa e si è radunata tantissima gente, così gli organizzatori hanno pensato di far entrare nella chiesetta gli anziani e gli ammalati perché il posto era poco. Tutti gli altri nel sagrato di fronte alla chiesetta.
Per Roberto avevano preparato un inginocchiatoio davanti all'entrata della chiesa, girato verso la folla.
A mio marito avevano dato il compito di badare agli ammalati; trovare loro il posto a sedere e stare attento ai loro bisogni.
Quando è arrivato Roberto, come prima cosa è entrato in chiesa per salutare gli ammalati e dare loro parole di incoraggiamento e speranza come solo lui sa fare.
Mentre Roberto parlava mio marito ha notato una vecchietta seduta sui gradini della balaustra dove un tempo ci si inginocchiava per fare la S.Comunione.
Era seduta un po' rannicchiata e con il gomito appoggiato al ginocchio e con la mano sul mento come per sorreggersi la testa, e guardava Roberto estasiata.
Mio marito si è avvicinato e le ha chiesto se voleva che le trovasse un posto a sedere, se aveva bisogno di qualche cosa, al che lei gli ha risposto: "no, no... sto bene così, sono qui a pregare con voi".
Mio marito mi ha detto di essere rimasto molto colpito da questa vecchietta perché era vestita come si vestivano le donne tanti anni fa, con un vestito nero a pallini bianchi con il fazzoletto in testa uguale, aveva una voce dolce e pur essendo anziana aveva la pelle liscia come una giovane.

In questa foto, che mi è particolarmente cara, mio papà
regge il microfono a Swami Roberto durante la preghiera
celebrata nella chiesetta di Madonna delle Grazie.
Per tutta la mia famiglia, l'incontro con Swami
è stata la più straordinaria delle Grazie
che la Madre di Cristo potesse donarci. 
Finito il S.Rosario che è stato molto forte e coinvolgente, mio marito ha aiutato gli ammalati ad uscire e non ha più guardato la vecchietta.
Poi Roberto è andato in sacrestia e ha espresso il desiderio di ricevere un po' di persone ammalate gravemente.
Mio marito allora ha accompagnato un suo amico che era uscito il giorno prima dall'ospedale e che stava molto male.
Per andare nella sacrestia si devono fare due, tre gradini, ed ecco che seduta in un gradino vede la vecchietta... che guardava verso la porta aperta sulla sacrestia dove Roberto stava ricevendo.
Allora mio marito si è avvicinato e le ha chiesto ancora se aveva bisogno di qualcosa, se voleva essere ricevuta, ma lei ha risposto “no, no, sto qui con voi, non ho bisogno di niente”.
Quel giorno sono state fatte molte foto, anche da un nostro amico al quale mio marito si è raccomandato che quando le foto erano pronte, di fargliele vedere.
Durante la settimana mio marito continuava a parlarmi della vecchietta. Quando le foto sono state pronte, erano tutte belle chiare, però della vecchietta non c'era l'ombra.
Passati un paio di mesi mio marito ha avuto l'occasione di parlare con Roberto e stava per chiedergli di questo fatto, ma Roberto lo ha fermato dicendogli: "so cosa mi vuoi chiedere, ma guarda che quelle cose non vengono fuori in fotografia, quella signora, che tu hai visto come se fosse una vecchietta, è sempre con me"

Qualche tempo dopo, nello stesso luogo, accadde anche un altro fatto straordinario, che mia mamma racconta così:

« In quegli anni Roberto veniva spesso a Monteviale e mio marito, che al lunedì mattina era a casa dal lavoro, spesse volte andava con lui a fare un giro sui colli qui attorno.
Una volta, tornando, si sono fermati nella chiesetta di Madonna delle Grazie. Era mezzogiorno, d'estate, e Roberto voleva entrare per pregare, ma la porta era chiusa.
Allora Roberto ha detto a mio marito di inginocchiarsi per terra assieme a lui, sulla ghiaia, e si sono messi a pregare. Mio marito mi ha raccontato che dopo un po' non ne poteva più dal male alle ginocchia e sperava che Roberto smettesse ... invece continuava a dirgli: "devi pregare con il cuore, non così". Ad un tratto si è avvicinato un signore vestito in modo strano, antico, particolare, e si è avvicinato a Roberto e gli ha chiesto: "C'è il Santissimo in questa chiesetta?".
Roberto rivolto a mio marito ha detto: "rispondi". Mio marito ha risposto "sì, c'è, perché si celebra la Messa e c'è sempre una candela accesa".
Quel signore ha ringraziato e si è allontanato. Roberto ha detto a mio marito: "vai a vedere dove è andato questo signore". Mio marito si è alzato, ha guardato in tutte le direzioni, ma del signore non c'era l'ombra. Da notare che non ci sono case proprio vicino alla chiesetta e le piante sono davanti, attorno al sagrato, ma sui lati e dietro la chiesa c'era solo prato. Roberto ha detto a mio marito: "ecco, una volta hai visto la donna" ... "ora hai visto l'uomo". Mio marito quando è venuto a casa me l'ha raccontato, ed era molto scosso.»
         Rina Zocca



StimmataPadrePioSTIMMATE VISIBILI... E INVISIBILI

Com'è risaputo, a Padre Pio vengono attribuiti innumerevoli miracoli, e ancor'oggi non si sono spente le discussioni su tanti aspetti della sua vita che erano e sono inspiegabili.
Tra questi ultimi, personalmente sono sempre stato particolarmente colpito da un avvenimento ben noto: le stimmate che avevano accompagnato Padre Pio durante il sacerdozio, poco prima della sua morte scomparvero.
Già a partire dagli anni in cui frequentavo la scuola superiore, un periodo nel quale ero particolarmente interessato ad approfondire gli argomenti scientifici, mi pareva che avesse senso soltanto ciò che era verificabile alla luce del metodo empirico.
E quel fatto... la scomparsa delle stimmate di P.Pio... mi aveva colpito ed anche un po' stizzito. Mi dispiaceva che non se ne fosse potuto sapere di più... quasi che il Padre Eterno avesse voluto sottrarre quella manifestazione soprannaturale ad ogni possibilità di studio ad opera dei cercatori di verità scientifiche.
A distanza di tempo, oggi la stizza mi è passata, perché non ci vuole certo molto ad immaginare che se anche quelle "impronte" sul corpo di P.Pio fossero state attentamente studiate, non se ne sarebbe cavato il classico ragno dal buco.
Prova ne sia che i pluriennali studi condotti in precedenza dall'insigne scienziato Agostino Gemelli, autentico luminare dell'epoca, avevano sortito l'effetto di presentare P.Pio come un isterico, un visionario, un imbroglione... senza nulla capire di quelle manifestazioni.
Oggi, quando penso a P.Pio e alla sua immensa grandezza spirituale, io penso anche alla sua vita come ad una dimostrazione di una realtà evidente: l'approccio della scienza verso il soprannaturale non può essere riconducibile agli usuali canoni empirici, perché ovviamente Dio non si presta a "fare da cavia".
Così, pur riconoscendo come sia importante che la scienza faccia il suo corso, analizzando e studiando tutto ciò che è studiabile, io penso anche che sia necessario saper distinguere per esempio tra fenomenologia paranormale e fenomenologia mistica.
SegniMisteriosi
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Se infatti il paranormale per definizione è oggetto di studio della parapsicologia, il misticismo rientra in un ambito prettamente religioso, sul quale la scienza non può accampare ne' diritti, ne' superiorità... perché il metodo scientifico non può spiegare ciò che trascende la natura.
Certo, mi rendo conto che soprattutto per uno scienziato non è facile definire cosa rientra nel campo della mistica, e cosa no... ma io credo, visto che parliamo di P.Pio, che sulla collocazione del suo caso non ci possano essere dubbi.
La sua vita era in sé un mistero, e Lui stesso diceva: "io sono un mistero a me stesso"...
A me vien proprio da esclamare: più mistico di così!

Oltretutto, le prime volte che io conobbi il caso di Swami Roberto attraverso gli articoli dei più importanti settimanali italiani che mia madre custodiva gelosamente tra le sue cose "preziose", "guarda caso" lui veniva presentato come il "nuovo Padre Pio".
Erano gli anni in cui quanti cercavano di capire la fenomenologia di Swami msncrynon sapevano più dove sbattere la testa.

Poi... arrivò uno scienziato illuminato dalla fede, e alcuni aspetti inspiegabili della vita di Roberto sono venuti alla luce.
Qualcosa ve la faccio raccontare da alcuni di quegli articoli di giornale che costituirono la mia prima presa di contatto con il "caso-Roberto".

Oggi
Trascrivo i titoli, i sottotitoli e alcune didascalie dell'articolo di Giorgio Lazzarini che vedete qui a fianco, a beneficio di chi non ha la vista da falco, e non riesce a leggerle:
"UNA CROCE SULLA FRONTE, TUTTI LO CHIAMANO SANTO"
ZeglioCosta
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Roberto Casarin, 18 anni, viene considerato il "nuovo Padre Pio": la fotografia della pagina accanto è destinata ad accrescere l'eco della sua vicenda cominciata con alcune visioni del Cristo e guarigioni "miracolose".
Dice Pietro Zeglio, il medico che lo tiene sotto osservazione da due anni: "Quella croce è rimasta un mese. Ho anche visto le stimmate".
"Aiuto chi viene a offrire la propria sofferenza al Signore", dichiara Roberto.
CONTROLLO TUTTO: Torino. Il professor Pietro Zeglio, libero docente di medicina e igiene del lavoro. Dice: "Ho seguito tutti i fenomeni che riguardano Roberto. Devo concludere che si spiegano solo in chiave soprannaturale".
FENOMENO INSPIEGABILE: Torino. In questa immagine assolutamente eccezionale il volto di Roberto Casarin con una croce sulla fronte. La foto è stata scattata nei giorni precedenti la Pasqua dello scorso anno, quando sulle mani e sui piedi del giovane comparvero anche le stimmate. Il professor Pietro Zeglio, che ha esaminato clinicamente il fenomeno, dice: "La croce è rimasta visibile per un mese, e dagli esami è risultato che non c'era nessuna emorragia sottocutanea. La pelle era liscia".



ArcRaffaeleGLI AMICI CELESTI

Oggi è il giorno dedicato agli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele... in cui io mi ritrovo a pensare ad un lontano episodio della mia infanzia, che mi procurò uno spavento memorabile.
Non avevo ancora compiuto dieci anni, e uscendo dal negozio di mio zio passai accanto ad un camioncino mal parcheggiato che mi ostruiva gran parte della visuale. Così... attraversai la strada senza vedere il sopraggiungere di una macchina, e rischiai il peggio:
Il rumore stridente della frenata... il sangue che mi si gela nelle vene ed il paraurti anteriore che si ferma a pochi centimetri dalle mie gambe!
Ricordo ancora il biancore del volto dell'uomo al volante, che rimase per alcuni istanti come impietrito, ma ricordo molto bene anche il sussulto del mio cuore, che mi sembrò schizzarmi in gola.
Il guidatore ripartì inviandomi uno sguardo di sollevato rimprovero, ed io non ci misi molto a farmi passare la paura, perché i miei compagni di giochi mi stavano aspettando.
Soltanto alla sera tornai a pensare a quello che era successo, e prima di andare a dormire ringraziai il mio angelo custode di avermi preservato da un pericolo che solo in quel momento, a distanza di alcune ore, realizzai che era stato enorme.
Nelle mie preghiere di bambino l'angelo custode aveva un posto privilegiato... gli chiedevo di proteggermi, e gli chiedevo anche di intercedere perché i suoi amici celesti vegliassero sui miei cari.
Quanto sono lontani quei giorni... e quanto si affievolì nel tempo quel mio sentire: prima l'adolescenza e poi la "maturità" mi portarono a relegare il mio amico celeste nel libro delle fiabe per bambini, e così mi dimenticai di lui.
Senza rendermene conto, per tanti anni rischiai anche di mettere Dio nello stesso libro delle fiabe, sfiorando quel precipizio dell'incredulità in cui peraltro vidi scivolare numerosi miei coetanei.

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Poi... tutto è cambiato per me quando la mia strada ha incrociato il pensiero spirituale di Anima Universale: Dio è tornato ad essere il centro di gravità della mia vita, e gli insegnamenti spirituali di Swami Roberto mi hanno aiutato a vedere con occhi diversi la realtà.
Oggi... vedo tanti adulti che hanno smarrito il loro cuore "da bambini"... ed è anche in questa chiave, purtroppo, che va letta la desolante lontananza dalla fede di molti.
Troppi considerano infantile credere nel soprannaturale, e così si consegnano nelle mani della rassegnazione, rendendo inaccessibile il loro animo alla speranza.
Gesù diceva "se non verrete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli".
La possibilità di affrontare, e superare, tanti momenti difficili della vita passa anche dalla capacità di sapersi ancora rivolgere a Dio con l'animo da fanciullo... per chiedere aiuto, per invocare protezione, per pregare con la convinzione di essere ascoltati dall'Eterno Padre.
E' proprio questa una delle grazie copiose che vedo fiorire nelle persone che si avvicinano a Swami Roberto. Vedo molti riscoprire la dimensione di una preghiera finalmente creduta... e non soltanto "applicata"... una preghiera svincolata dalla "maturità" di un mondo che troppo spesso considera la fede una cosa "da creduloni".

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Così... allontanandosi da questa sorta di mito "dell'uomo che non deve chiedere mai", ed intraprendendo un consapevole cammino di crescita spirituale... si permette agli amici celesti di uscire da quel libro delle fiabe nel quale erano stati cacciati...
Poi... quando finalmente il chakra del terzo occhio si spalanca e la facoltà di vedere il soprannaturale comincia a vivere... ecco che diventa possibile anche scorgerli all'opera.
E' questo il momento in cui è possibile rendersi conto che gli angeli di Dio compiono un instancabile lavoro a beneficio dell'umanità, quali luminosi messaggeri dell'Eterno Amore.

TitoloAngeliCorriere

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