Alcune pagine... scritte dai miei confratelli


GAMBE ALL'ARIA
(di ramia Franco)


Voglio raccontarvi una cosa che mi è successa quando avevo 7 anni.
Per farlo, devo tornare ad un lontano mattino del 1973, quando assieme a mio fratello Antonio frequentavo la scuola Santorre di Santarosa di Torino.
A dir la verità, non è che io andassi a scuola molto volentieri... il ricordo più bello era legato ai pomeriggi, che trascorrevo nell'oratorio giocando con i miei amici fino a tardi in compagnia dei frati francescani, che ci aiutavano anche a fare i compiti. Invece, in aula a volte pativo un po': avevo sempre voglia di giocare all'aria aperta, al punto che non vedevo l'ora che suonasse la campanella.
Quell'anno io ed alcuni miei compagni ci mettemmo d'accordo per fare una gara che si ripeteva quotidianamente: ci sfidavamo su chi riusciva ad oltrepassare per primo il portone di uscita dalla scuola al termine delle lezioni.
Ogni giorno... già 5 minuti prima dell'orario stabilito, ci preparavamo a scattare e, al fatidico momento del driiin... saltavamo fuori dalla classe e scendevamo veloci giù per le scale, correndo a più non posso verso il traguardo.
Lottavamo per oltrepassare per primi il portone della scuola, che rappresentava la liberazione dal peso degli studi.
Il più delle volte, nella nostra corsa scatenata eravamo anche costretti a schivare gli scolari che si trovavano nell'atrio, ma un giorno accadde che io proprio non riuscii ad evitare un bambino che stava tranquillamente uscendo dalla sua aula, e lo urtai bruscamente.
In quel momento, feci una cosa che ad un ragazzino come me, che non ci stava mai a perdere, costò molto!
Rinunciai a lottare per la vittoria con i miei compagni, mi fermai e mi girai per vedere come stava quel bambino che avevo spintonato. Lo raggiunsi con lo sguardo e, restando a qualche metro di distanza, con un gesto della mano gli chiesi se era tutto a posto.
Lui, guardandomi nel volto, mi disse: "sì, però adesso corri... altrimenti non arrivi mai al traguardo!".
Io come bambino, rimasi toccato da quella frase che, detta da un altro bambino, mi era sembrata proprio strana.
Oltretutto... non si era neanche arrabbiato!
Comunque, rassicurato dal fatto che stava bene, ripresi la mia corsa.
Dopo quel giorno, non lo rividi più... perché nella scuola c'erano tantissimi bambini, ed in breve mi dimenticai di quell'episodio.
Quindici anni dopo... incontrai Swami Roberto, e con il tempo decisi di consacrare la mia vita al Signore entrando nella comunità dei Ramia di Anima Universale.
Un giorno, mentre stavo dicendo a Swami che da quando lo avevo incontrato la mia vita era totalmente cambiata, lui mi disse: "In realtà, tu mi hai incontrato molti anni fa, solo che non te lo ricordi".
Non capivo cosa volesse dirmi, e allora lui aggiunse: "quel bambino che un mattino, alle elementari, tu scaraventasti gambe all'aria... correndo all'impazzata..."
Non finì la frase, che capii. Era proprio lui che avevo investito quel mattino!
Ecco, ora sapete chi è stato il primo Ramia ad incontrare Swami Roberto... anzi, il primo Ramia a scontrarsi con lui, facendolo cadere!
Pensate... c'è voluto un bel po' di tempo, ma alla fine "i conti son tornati" con una precisione incredibile: è stato lui ad "investirmi" con i suoi insegnamenti, che hanno fatto andare "gambe all'aria" la mia interiorità addormentata.
Grazie a Swami, ho trovato ed intrapreso il cammino spirituale della mia vita, l'unico traguardo per cui valga veramente la pena di correre a più non posso!


Ramia OsvaldoUN GATTINO...
CHE "LA SA LUNGA"

(di Ramia Osvaldo)


"Era un mattino del mese di Maggio dello scorso anno, esattamente il sabato 17.
Per la mentalità comune questo numero dovrebbe essere sfortunato, ma io so che invece per la cabala il diciassette ha tutt'altro significato ed indica "cosa, situazione o fatto buono"... infatti per me è stato esattamente così.
Quel giorno passeggiavo con Swami Roberto lungo un viale, e d'un tratto sentimmo provenire da un cespuglio un forte miagolio. Era un piagnucolio così acuto da farmi pensare che si trattasse del lamento di un gatto ferito bisognoso di aiuto.
Mi avvicinai agli arbusti con circospezione, consapevole che gli animali feriti possono essere pericolosi, ma arrivato nei pressi delle prime fronde, non sentivo più miagolare.
Pensai che per paura di essere scoperto il gatto tacesse.
Il cespuglio era di notevole dimensioni... proprio l'ideale per nascondersi... ma dopo averlo rapidamente ispezionato, mi resi conto che del gatto non c'era nessuna traccia.

Winnie4aPensai tra me: "ma come è possibile che sia sparito?... lo abbiamo sentito forte e chiaro, era qui !"... allora mi voltai verso Swami per chiedere lumi, e con meraviglia e stupore lo vidi con un gattino piccolino in braccio.
Altro che un gatto adulto e ferito!
Era un cucciolo tenerissimo e... bianconero, ma non per meriti sportivi (non se la prendano gli amici juventini).
Era debole e malnutrito, il musetto implorante aiuto... e l'occhietto destro ferito da un graffio.
Non c'è che dire... era proprio assai "pericoloso"...Cuore ma unicamente per il mio cuore!
Probabilmente la mamma lo aveva abbandonato da qualche giorno, e lui era rimasto solo ed indifeso ad affrontare le insidie di quella primavera piovosa.

Winnie1
Pur se mingherlino, si vedeva che era vispo... e sicuramente avrei faticato non poco ad acciuffarlo. Quando realizzai che mi aveva ignorato, correndo di sua iniziativa direttamente tra le braccia di Swami a cercare conforto e protezione, mi ricordo che pensai: "questo gatto la sa lunga!".Swami lo coccolò per un po', e poi me lo porse dicendomi: "tienilo e prenditene cura tu, lo so che ti fa piacere". Infatti quello fu un dono che mi portò tantissima gioia. Subito provvedetti alla pappa e alla cuccetta... anche se il suo letto preferito, fu da subito il mio. Lo feci immediatamente visitare dal veterinario affinché provvedesse alla cura dell'occhietto e alla vaccinazione, ed il dottore mi disse che aveva circa due mesi.
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A questo punto non restava che il nome. L'ispirazione fu forte e chiara, ma per permettere anche a voi di coglierla, devo prima raccontarvi un antefatto.
Il giorno precedente ci aveva fatto visita Red Canzian, celebre bassista dei Pooh, che in serata era stato ospite d'onore del festival musicale "Senza etichetta" tenutosi a Cirié (TO).Winnie16a
Nel corso della manifestazione Red aveva voluto che ramia Paolo si esibisse assieme a lui in un memorabile duetto "chitarristico", al termine del quale si era complimentato con il nostro Ramia musicista dicendogli "tu suoni proprio da Dio".
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Ora... io volevo che il nome di quel piccolo e irresistibile birbantello che mi mordicchiava le dita appena lo prendevo in braccio, mi ricordasse anche le emozioni di quei giorni... e così cercavo un nome che avesse a che fare con i Pooh.
Mi venne in mente che loro, tanti anni prima, si erano ispirati al famosissimo fumetto americano "Winnie the Pooh", e visto che la seconda parte del nome se l'erano già accalappiata, a me non rimaneva che prendermi la prima.
"Winnie" suonava proprio bene, e a me piaceva molto.
Si... è vero che nel fumetto si parla di un “orsetto” simpatico, ma per me è un nome che anche ad un gatto sta benissimo, tanto più che per simpatia l'orsetto e il gattino in questione si eguagliano. E per quanto riguarda l'affettuosità che non perde occasione di trasmettermi... beh, lasciatemelo dire, Winnie non ha proprio eguali!

Però... devo anche ammettere che il primo amore non si scorda mai, ed ogni volta che Winnie vede Swami, torna a galla l'amore a prima vista che lui provò quel mattino primaverile quando, eludendo i miei tentativi di scovarlo, con una grande faccia tosta gli balzò tranquillamente in braccio.
Il loro rapporto è così speciale che ogni tanto li vedo parlarsi... sì, è così... non mi sono affatto ammattito!
Non che Winnie parli come noi (almeno per il momentomsnwink), ma è Swami che il gattinesco lo deve conoscere proprio bene.
A volte rimango esterefatto nell'osservarli mentre si scambiano, per alcuni minuti, dei versi simili. E non è finita qui! Loro due si intendono non solo "miagolisticamente" parlando, ma anche attraverso sguardi di intesa... con i quali si capiscono e si rispondono a vicenda.
Non c'è niente da fare... io su questo piano non ci arrivo proprio, ma devo anche dire che non mancano le occasioni in cui mi rifaccio con gli interessi. Questo capita tutte le volte che Winnie mi si avvicina tirando fuori... il cagnolino che è in lui.

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Allora lo vedo che si mette a seguirmi ovunque, con l'intento evidente di coinvolgermi nei suoi giochi. Se poi per caso non ci riesce, allora si ricorda di essere pur sempre un gatto: si arrampica felinamente su qualsiasi cosa salga verso l'alto e quando finalmente cattura la "giusta" attenzione, guarda giù con il musetto fiero, in attesa di ricevere quei complimenti che sono l'unico modo per farlo scendere.
Ma guardandolo... ditemi un po'... non glieli fareste anche voi? msnwink


R.FrancoQUEL MATTINO
CHE SWAMI ROBERTO MI CHIAMO'...

(di ramia Franco)


Un mattino Swami Roberto mi chiamò e mi chiese:"Puoi tagliarmi i capelli?"
Pur se un po' sorpreso, gli risposi di sì, pensando che intendesse farmi spuntare qualche ciuffo. Poi però aggiunse:
"Guarda che desidero un taglio radicale".
Io mi misi a ridere, perché pensavo fosse una battuta. Ma quando qualche istante dopo per scherzare gli dissi: "ah, ho capito, allora vuoi che te li tagli a zero"... la risposta affermativa di Swami fu perentoria, e in quel mentre capii che la cosa... era assolutamente seria.
A quel punto non sapevo proprio che pesci pigliare, e al solo pensiero di dovergli tagliare i capelli mi si chiudeva lo stomaco.
Non mi restava che cercare collaborazione, e pensai di chiedere aiuto a ramia Osvaldo.
Faticai non poco a convincerlo che non era uno scherzo, perché anche a lui sembrava proprio impossibile che Swami volesse farsi radere i capelli a zero. Quando la mia faccia preoccupata gli fece capire che parlavo sul serio, andò di corsa da Swami per cercare di persuaderlo... ma niente da fare: Swami era proprio irremovibile.
Allora non ci restava altra via che... improvvisarci barbieri... e se non fossimo stati in due, dove lo avremmo mai trovato il coraggio? Si sa: mal comune mezzo gaudio.
Fui io che cominciai a tagliare. Appositamente lo feci con le movenze di una tartaruga, perché speravo che Swami all'ultimo momento ci ripensasse, ma era una pia illusione. D'altronde ben sapevo che Swami, quando decide una cosa, va sempre fino in fondo.
Ad un certo punto, "chiusi gli occhi"... e con la macchinetta taglia-capelli feci quello che bisognava fare. Subito dopo, ramia Osvaldo completò l'opera con il rasoio.
In men che non si dica... voilà... il gioco era fatto.
Solo che... e ce ne rendemmo conto subito... il risultato era ben diverso da quello che avevamo pensato: Swami non stava affatto male... anzi!
Con l'animo finalmente sollevato, prendemmo i suoi capelli ed andammo a spargerli sul prato, con l'intenzione di restituirli alla natura.
A questo punto, la questione sembrava proprio conclusa... ma non fu così.
Qualche tempo dopo, mentre stavamo passeggiando all'aperto, non potemmo fare a meno di notare alcuni nidi che erano posizionati su un gruppo di arbusti vicino a casa. Ci avvicinammo e vedemmo che avevano qualcosa di strano... nel colore, e nel tipo di materiale con cui erano stati fatti.
Nido1Che bello! Gli uccellini li avevano costruiti usando i capelli di Swami!
Così... benché noi avessimo pensato di lasciare quei capelli alla natura, questa ce li aveva restituiti più belli di prima, visto che erano serviti per la realizzazione di un vero capolavoro di arte naturale.
Niente da dire! Quegli uccellini che avevano deciso di "mettere su casa" con i capelli di Swami, credo proprio che siano stati i più fortunati del mondo.
Ecco le foto che scattai quel giorno, dopo che ho raccolto i nidi ormai abbandonati.




IL 9 APRILE E I NOSTRI "MOMENTI FOSBURY"
(di ramia Riccardo)

Mentre pensavo a questa nostra festa mi è tornata in mente una frase del famoso scrittore Alessandro Baricco:

«La prossima volta che nasco ateo, lo faccio in un paese dove quelli che credono in Dio credono in un Dio felice…»

Tranquilli! Non ha scritto queste parole pensando alla nostra Chiesa, dal momento che noi NON crediamo in un Dio che ci vuole tutti tristi.
Sempre Baricco, che come avrete notato si definisce ateo, ha inventato una definizione molto bella: il “Momento Fosbury”.Dick Fosbury è stato un atleta statunitense di salto in alto. Anni fa, quando tutti superavano l’asticella con il ventre, lui si inventò il salto di schiena. All’inizio gli altri atleti lo guardavano straniti, con scetticismo… «ma cosa crede di fare questo qui?!»
Poi è capitato l’incredibile: Fosbury ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Immaginatevi la faccia di quegli altri!… E da allora tutti saltano con lo stile che porta il suo nome. Molti ricordano per esempio la grande Sara Simeoni.
Baricco poi porta diversi esempi di “momenti fosbury”, cioè momenti rivoluzionari, cambiamenti che dopo i pregiudizi iniziali hanno trasformato in modo clamoroso anche l’arte, la musica, la moda e così via.

Io vorrei parlarvi di due “momenti fosbury” che hanno a che fare con questa nostra festa.

IL PRIMO è l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, per la Pasqua ebraica. La folla, sfidando l’ostilità e i divieti dei sacerdoti dell’epoca, riconobbe il Cristo nel falegname di Nazareth e lo acclamava a gran voce. Se non è stato questo un “momento fosbury”!… Pensate: è scritto che alcuni dotti farisei  dissero a Gesù: «Maestro, fa’ tacere i tuoi discepoli!» che ti acclamano come il Messia. Sono dei bestemmiatori! Dei pazzi! Degli invasati!
Eh… oggi come allora c’è sempre qualcuno che cerca di soffocare con la prepotenza le novità positive. Ma Gesù rispose:

«Vi assicuro che se tacciono le persone si metteranno a gridare le pietre.» (Lc 19:39-40).

E anche la gente, incurante degli insulti dei farisei, continuò imperterrita ad acclamare il Cristo senza vergogna. «Osanna! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore.»

Ovviamente Gesù non si aspettava che in quel momento le pietre si mettessero a gridare per davvero.
A me piace pensare che quelle pietre vive siamo noi.
Siamo noi, che ci siamo incarnati proprio in quest’epoca per rendere testimonianza a Colui che è venuto per rivelare la Verità tutta intera.
Noi siamo la gente che grida forte la propria fede, e la gridiamo con le nostre azioni quotidiane. Amen

E così siamo giunti al SECONDO “momento fosbury”, che ci riguarda ancora di più.
Parlo dell’avvenimento, della novità che in un certo senso ci permette di toccare Dio con mano e di conoscere i suoi pensieri. È un momento unico e irripetibile in cui la religione diventa spiritualità.
Lo indovinate qual è?… La nascita di Swami!

Gli insegnamenti che Swami dona sin da bambino sono ricchi di luce, di novità, di verità, al punto che alcuni suoi concetti importanti sull’ecumenismo, sulla Misericordia di Dio, sulla coscienza, sulla presenza di Cristo nella natura e tanti altri – che Swami insegna da oltre 40 anni, attirandosi anche molte critiche, sapete… – oggi li sentite ripetere, proprio come se fossero copiati, persino dal Papa…
E guardate che non sto esagerando. Io conosco la storia di Swami e so che è sempre stato seguìto, anche di nascosto, dai vertici della Chiesa cattolica, in quanto, avendolo avuto in casa e potuto studiare per tanti anni, lo sanno benissimo che Swami non insegna delle semplici fiabe.

Perciò, lasciatemelo dire, noi siamo dei privilegiati… perché gli insegnamenti prima passano da noi… Qui abbiamo le notizie dal cielo in anteprima!…

E qui gli insegnamenti di Swami trovano la loro realizzazione concreta nelle persone di buona volontà che danno vita alla Chiesa Anima Universale, la vera Chiesa cristiana dei nostri giorni.

Evviva dunque lo “stile fosbury”, che Swami ci insegna per farci superare con un balzo innovativo i nostri limiti spirituali, ma anche le asticelle altissime dei nostri problemi, dell’incredulità e della rassegnazione.

Evviva tutti noi che ci siamo conquistati i meriti karmici per essere qui, come quelle pietre vive di duemila anni fa. Noi siamo i testimoni che l’amore di Dio si manifesta sulla terra.

Sì, la gente come noi può stupire il mondo e renderlo più bello. E allora gridiamolo forte, tutti insieme: 
 La gente come noi può stupire il mondo e renderlo più bello. Urrà!
 




I PICCOLI USIGNOLI
(di ramia Carlo)   

Da qualche anno conosco Ivan, un giovane uomo nomade originario della Croazia.
Saltuariamente Ivan si presenta al portone del Monastero per chiedere del materiale di scarto, che carica su un furgone sgangherato per andarlo poi a rivendere.
Alcune settimane fa è venuto a cercarmi, trafelato, per chiedermi urgentemente aiuto.
“Ramia Carlo - mi ha detto - ho un grosso problema: mia figlia sta male ed io non ho i soldi per comprare le medicine”.
Ho guardato nel portafoglio, e gli ho dato quello che avevo.
“Grazie, grazie”... le sue parole commosse, e poi di fretta mi ha salutato, dicendomi: “a fine mese mi arriva un contributo... e te li restituisco”.
“Vai, fai presto, corri subito in farmacia e poi torna dalla tua bambina”, gli ho detto, “perché è quella l'unica cosa di cui adesso ti devi preoccupare”.
Quando in precedenza Ivan era venuto in più occasioni a raccogliere i materiali di scarto del cantiere, mi aveva raccontato la situazione precaria in cui versa la sua famiglia: lui aveva trovato alcuni lavori temporanei, ma non gli bastavano a mantenere la moglie e i quattro figli, tutti piccoli con un'età compresi tra 1 e 6 anni.
Così, per sbarcare il lunario, aveva dovuto inventarsi un po' di tutto.
“Sai”, mi ha detto “ultimamente sto cercando vecchi cavi elettrici... mi metto a spellarli e così posso rivendere il rame”... ma subito dopo ha aggiunto che in questo modo riesce soltanto a ricavare delle cifre modeste, che permettono a malapena alla sua famiglia di tirare avanti.

Lunedì scorso i miei confratelli mi hanno chiamato, avvisandomi che qualcuno aveva suonato al portone del Monastero chiedendo di me.
Sono uscito, e subito ho visto il furgone di Ivan.
Lui mi è venuto incontro accompagnato dalla moglie, che teneva in braccio la figlioletta di circa un anno: “Ramia Carlo, non sappiamo come ringraziarti; siamo venuti per restituirti i soldi. Mia figlia adesso sta meglio, ma senza il tuo aiuto non avremmo proprio saputo come fare”...
Al contempo, ho sentito come un'eco formato dalle vocine degli altri figlioletti che all'unisono, come tre piccoli usignoli, dicevano: “Grazie, don Carlo... grazie don Carlo”.
Mi ha fatto sorridere quel loro “don”... ma soprattutto sono stato colpito dalla gratitudine, sincera e gioiosa, con la quale tutti insieme mi hanno investito.

Io volevo che Ivan si tenesse i soldi, perché la sua famiglia ne ha veramente bisogno, ma all'inizio lui non ne voleva proprio sapere.
“Ramia Carlo... ma se poi ci capiterà di avere ancora bisogno di un aiuto... … ...”
Non voleva che io pensassi che lui se ne approfittava.
Ho dovuto insistere molto, prima che finalmente accettasse… un Natale un po' più sereno per la sua famiglia.


UN BRINDISI AGLI UNICI !
(di ramia Davide)

In questa nostra incarnazione, noi Cristiani Ramirici stiamo vivendo il tempo dell'Epifania ;-)
La Parola di Dio si rende manifesta nella Conoscenza che Swami Roberto ci dona, spronandoci ad essere diversi dalla massa: unici ed autentici!
A questo proposito, riprendo un passaggio dal ciclo di seminari intitolato “I quattro significati dell'Illuminazione”, tenuto da ramia Roberto Rodighiero nel nostro Ashram di Leinì:

Sei autentico quando mostri ciò che sei. Domenica scorsa, Swami ha affermato che la tua autenticità è la tua libertà. Ora, questa tua libertà sta in un fatto ben preciso: tu puoi determinare quello che NON vuoi essere.
Il NON è fondamentale e ti dice che devi sempre cercare di differenziarti. In questo tuo proposito inizia la tua autenticità… e anche la tua unicità. Differenziati dal mondo!
Tu ti costituisci come qualcosa in quanto ti sottrai a tutto ciò che non è tuo, a tutto ciò che non ti appartiene, e in questo sottrarti ti appropri di te stesso. Scopri te stesso e ti conosci.
Una cosa veramente importante per differenziarsi è non farsi influenzare da chi ha uno stato d’animo negativo. Fai vedere che il tuo stato d’animo è più forte. Non lasciarti contagiare. Reagisci!
Come? Con la disciplina della gioia. Swami ne parla spesso. Non accettare che siano la collera, il risentimento e il pessimismo a dettare legge. Fa’ in modo che sia la legge della gioia a predominare nel tuo essere.
La gioia è contagiosa, più della collera. La gioia è contagiosa come lo sbadiglio. Peccato che pochi pratichino questa disciplina. Fatelo voi! Differenziatevi dal mondo!”

Mi piace concludere questo post con un incipit di Swami Roberto che mi sta molto a cuore, soprattutto in questi tempi difficili:


«Nella vita il successo costa caro! Per “comprarlo” devi avere una carta di credito piena di Gioia e di Passione. Ridi in faccia al diavolo, che ti vorrebbe come uno zombie.........»





CARISSIMI
AMICI DI DIO !

(Di ramia Davide)


Desidero dedicare questo post al saluto che spesso Swami ci rivolge all'inizio del suo Darshan:

"Carissimi Amici di Dio!"

Idealmente, è come se questo saluto ci trasportasse al tempo in cui Gesù si rivolgeva così ai suoi discepoli:

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perchè il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perchè tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchè tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri."
Giovanni 15:12-17

Le parole di Gesù sono cristalline: Dio non ci vuole alla stregua di una servitù, separati da una invalicabile distanza. Il Maestro emancipa chi sceglie di essere discepolo dei suoi insegnamenti, ricordandogli di non considerarsi più come al servizio di un padrone "distante e riservato", ma di riconoscersi nella vera realtà, quella di chi collabora con il Padre, che non tiene all'oscuro del suo pensiero, anzi lo rivela chiaramente a chi lo vuole ascoltare.
E' come se Gesù, parlando proprio a te, gridasse: "Sii mio amico!"
Questa amicizia e questo amore, però, non sono gratuiti... se è vero che Dio ci sceglie, la chiave dell'amicizia l'abbiamo pur sempre noi, ed è tutta nella risposta al "se" che Gesù pose come condizione:

"Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando"

Scegliere se "amarci gli uni gli altri", condividendo lo stesso amore di Dio per noi, oppure no.
Se ci pensiamo, non può che essere così: come è possibile dirsi "amici di Dio", se non si condivide l'essenza del significato di amicizia che Lui stesso prova per noi?
Pensandoci, è un po' come se Swami, salutandoci, ci ricordasse di rispondere al "se" che Gesù pronunciò, mettendoci di fronte a due grandi domande interiori:

Voglio essere fino in fondo amico di Dio? E se lo voglio, in che misura lo sono?

 


La statua della "Madre che soccorre",
posta personalmente da Swami Roberto
nella nicchia del Tempio delle Origini

LA MADRE
CHE SOCCORRE

(di ramia Osvaldo)

Quante volte abbiamo chiesto alla Divina Madre di soccorrerci per farci superare i nostri ostacoli karmici? Ebbene, quest’antica Madonna del 1700 ha voluto giungere nel nostro monastero.
Ramia Carlo l’ha restaurata alla perfezione, e il 10 marzo verso mezzogiorno l’abbiamo collocata nella nicchia del piccolo Tempio delle Origini.
Swami ha voluto chiamarla con il bel titolo di «La Madre che soccorre».
Infatti la particolarità della sua mano tesa verso di te vuole dirti: «Se prendi la mia mano, Io ti solleverò dal mare in tempesta dei tuoi affanni. Con me non annegherai mai».
                  Ramia Osvaldo Ristuccia



SUBITO DOPO
IL DARSHAN...


Subito dopo il Darshan un uccellino è volato fra le mani di Swami... a me sono venute in mente le parole con le quali Swami ci ha salutati: "Siate un Dono per Dio, e sarete un Dono per l'umanità".
                  (ramia Osvaldo)









L'ALTRO GIORNO...
(di ramia Riccardo)

L’altro giorno un signore mi ha raccontato che quando è entrato nel nostro Tempio per la prima volta (Swami non c’era poiché il Darshan non era ancora iniziato), improvvisamente è scoppiato a piangere senza alcun motivo.
Non riusciva a trattenere le lacrime, e poi ha provato un senso di grande liberazione.
Lui è rimasto molto colpito, perché non gli era mai successa una cosa del genere. Me l’ha descritta come una sensazione meravigliosa, profonda e forte… mi ha fatto anche sorridere perché mi diceva che non riusciva proprio a smettere di piangere, nonostante si sentisse a disagio perché temeva che tutti lo vedessero.
Di racconti come questo, negli anni, ne ho ascoltati veramente tanti, e le persone mi domandano il senso di questa esperienza per loro inspiegabile.
Già i primi cristiani, parlavano del Dono delle Lacrime, che è poco conosciuto in Occidente. Questo Dono avviene per opera dello Spirito Santo.
È una grande grazia di purificazione… È come un sussurro divino, una carezza dello Spirito, che ti richiama all’elevazione, alla vita interiore, alla riscoperta della presenza di Dio dentro di te.

« Dove abbondano le lacrime, fiorisce la grazia di Dio:
O lacrime che scaturite dalla divina illuminazione
e aprite il cielo stesso
e a me procurate una divina consolazione ».

– San Simeone, poeta mistico

(ramia Riccardo, tratto dalla sua bacheca facebook)


QUESTA MATTINA...
(di ramia Mirco)

Questa mattina al Darshan ho notato che Swami Roberto aveva una scarpa rotta.
Siccome le sue scarpe hanno ormai tantissimi anni, oggi le ho controllate e ne ho aggiustate alcune paia.
Mentre facevo questo "restauro" ho pensato di mettervi tutti all'interno di queste scarpe indossate da un Essere per me divino.
Vi ho messi ai suoi piedi, pregandoLo secondo le vostre intenzioni. :-)

(Ramia Mirco, tratto dalla sua bacheca Facebook)

 

HO ASCOLTATO...
(di ramia Riccardo)

Ho ascoltato tante persone parlare di Dio, compresi papi, santi e guide spirituali di diverse culture.
Tuttavia, anche nei discorsi più illuminanti, ho sempre colto l’impronta più o meno marcata delle convinzioni personali dell’oratore.
Mi dicevo: si tratta pur sempre di esseri umani che, magari inconsapevolmente, “imprigionano” Dio nei loro schemi dottrinali, culturali, politici, ideologici e quant’altro.
L’unico che non mi dà mai questa sensazione è Swami Roberto.
I suoi insegnamenti arrivano a me accompagnati dal soffio dello Spirito, provenendo direttamente da un altro mondo; un mondo inaccessibile ai miei neuroni e non contaminato da alcuna ideologia umana.
In quei momenti ho la certezza assoluta che Dio esiste… non la “sensazione che”, ma proprio la certezza!
Così, dopo tanto cercare negli anni della mia giovinezza, posso dire che finalmente non ho più bisogno di rileggere il meraviglioso prologo del Vangelo di Giovanni per incontrare il Logos, il Verbo di Dio.
Da quando ho la fortuna di conoscere Swami, infatti, il Logos mi raggiunge sovente, e si manifesta a me con una forza e una chiarezza tale che nessun testo scritto o parola umana potrà mai eguagliare.
   [ramia Riccardo (tratto dalla sua bacheca Facebook)]


LA MENTALITÀ
È COME UN PONTE...

 

« Più che certe religioni, più che la politica, più ancora dei propri interessi o della malafede… è la MENTALITÀ che divide le persone.
Sì! la mentalità è come un ponte: dipende se è attraversabile o no.»

         (Swami Roberto)

Qualsiasi fede, credo o interesse, più che formare le persone, le spinge a rivelarsi per quello che sono, mettendo in luce la loro mentalità. Per esempio, chi è di mente aperta vede nel cristianesimo un faro di carità, un invito al rispetto e al perdono.
Un fanatico, invece, vive il proprio essere cristiano come un patentino per emettere sentenze e giudizi spietati, scomuniche e anatemi; inoltre tende a vedere il demonio in chiunque abbia una fede o idee diverse.
Lo stesso vale per la politica… o in altri ambiti… il tifo per una squadra di calcio, o la passione per il proprio cantante preferito. Insomma, non è tanto l’appartenenza che conta, ma quanti fossati ciascuno ha costruito intorno a sé e quanti coccodrilli ci ha messo dentro.
Da certa gente, che tiene sempre alzato il ponte levatoio del proprio cuore, conviene girare alla larga.
         (ramia Riccardo, tratto dalla sua bacheca facebook)


SE NON AVESSI INCONTRATO SWAMI...
(di ramia Riccardo)


Terr-emoto e terr-orismo, stessa radice e stessi effetti: entrambi fanno tremare, spaventano, scuotono, causano distruzione e morte.
Riesco solo a pensare che se non avessi incontrato Swami, con tutto quello che mi ha insegnato, non so se riuscirei ancora a credere in Dio, né a lodarlo o pregarlo.
Non è retorica, la mia, e nemmeno apologetica. È che riesco a capire, quasi lo percepisco, quanto possano sentirsi sole e indifese le persone in questo tempo tormentato e destabilizzante.E allora vorrei indicare a tutti il Sole che illumina il mio cammino.
Chissà… forse questo mio pensiero estemporaneo, che nasce da una fulminea riflessione sulla vita e la morte, sul bene e sul male, sulla libertà umana e sulle sue conseguenze, potrebbe aiutare qualcuno a ritrovare la speranza.
Io ci spero, perché non riesco a non desiderare di poter condividere la grande fortuna che ho.

Ramia Riccardo (tratto dalla sua bacheca facebook)

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